God Fires Man – Life Like (Arctic Rodeo, 2009)

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Con il passare del tempo e degli ascolti, a forza di sottopormi alle peggiori nefandezze sperimentali, rumoristiche ed a-melodiche, a forza di essere vittima consapevole dell'onanismo cerebrale di un manipolo di pseudo-intellettuali ansiosi di dimostrare qualcosa (soprattutto da che Basaglia ha lasciato gli "alienati" liberi di girare per le strade invece di obbligarli alla camicia di forza in una cella imbottita), inizio a trovare un buon gruppo rock quasi "esotico".
Il nocciolo della questione è proprio che i God Fires Man sono facilmente inquadrabili nel rock indipendente che negli anni novanta si nutriva di ex hardcore kids in cerca di una major che gli desse quella fetta di torta.. e nel migliore dei mondi possibili questa fetta gli sarebbe toccata anche solo per aver donato sangue e sudore ai matinee del CBGBs. Qui di questi ex ragazzini che ormai saranno vicini alla mezza età ce ne sono alcuni, e sono Drew Thomas (per il quale ricorderò solo Bold e poi i post-prog-emo-metal Into Another), Arthur Sheperd (degli ingiustamente dimenticati Mind Over Matter, Bad Trip ed Errotype:11), Joseph Grillo dei Garrison ed un misconosciuto John Wilkinson (che non credo abbia nulla a che fare con la nota marca di lamette da barba). Indie rock muscolare che pur avendo come città natale Washigton e Seattle viene reinterpretato in chiave major newyorkese ed ha come parenti diretti Sensefield, Chamberlain, Pearl Jam, Quicksand (o più che altro Rival School) e soprattutto Texas Is The Reason. Emo-rock da major, ma pur sempre rock, quindi roba che non fa cascare l'elastico delle mutande ma che ha ancora tracce di quel (mal?) sano impianto formatosi a pane Janes Addiction, Jawbox, Dischord, Amphetamine Reptile e durante il secondo periodo della Revelation. Non so se il successo arriderà a questi ragazzi di mezz'età e non credo neppure che si tratti di un disco di quelli da non perdere (posto che ne esistano), ma su una cosa c'è poco da discutere, ovvero su il fatto che questa gente sappia scrivere canzoni e abbia un gran "tiro", infatti oltre a macinare pezzi e riff con una facilità disarmante hanno tutto ciò che devono avere a partire dal "suono". Se le ultime caratteristiche fanno ancora la differenza come ai tempi miei e di vostro "Zio Alfredo (in arte il…)", questo è un buon disco.