Giorgio Dursi – Poetry Reading With Sound Footnotes (Arte Tetra, 2017)

Quello che non ti aspetti da un’uscita su Arte Tetra è che ti sorprenda: dopo anni di frequentazione dell’etichetta marchigiana è più che normale supporre di aver ascoltato l’intero campionario di freak, stregoni, alchimisti, sciamani, nani e ballerine che il mondo della musica, esplorato anche nei più oscuri anfratti, possa proporre; tuttalpiù potrebbe spiazzare l’uscita di un disco di pop leccato e innocuo ma sarebbe un’operazione di situazionismo banalotto e gratuito, fuori tempo massimo. Quello che non ti aspetti è Giorgio Dursi, uno che in poco più di mezz’ora sposta ancora più in là l’asticella e ti fa capire che i limiti, se ci sono, sono ancora ben lontani dall’essere raggiunti. E “limiti” è la parola chiave per leggere questo Poetry Reading With Sound Footnotes, limiti stretti stavolta, che il musicista si impone utilizzando solo voce e oggetti percossi e maltrattati per mettere insieme due lunghi brani. Siamo al cospetto di uno di quei casi in cui rendere a parole l’idea di quello che si ascolta è praticamente impossibile trattandosi di un flusso sonoro – ma sarebbe più corretto dire di coscienza – dove in frammenti di poche decine di secondi si succedono melodie cantate a cappella, fischiettii, lallazioni, battimani, cantilene di improbabili bonzi, linguaggi alieni (e l’elenco è per forza di cose incompleto). La voce, che si esibisce in loop naturali, intrecci e sovrapposizioni, è accompagnata e di tanto in  tanto interrotta da un po’ di elettronica e da parecchi rumori concreti ma rimane l’assoluta protagonista: è lei che ci ipnotizza e respinge, ci fa sorridere e subito dopo ammutolire. In tutto questo Dursi veste i panni di un Demetro Stratos impazzito: calandosi nell’inconscio tira fuori il bambino che è in sé, gli fa torturare gli oggetti e mettere alla prova le corde vocali in un gioco affrontato con una serietà che fa piazza pulita di ogni sospetto di autocompiacimento. Siamo in bilico fra la genialità e l’idiozia, fra la musica di ricerca e la pura follia e l’ascolto vi riserverà autentico stupore o genuino imbarazzo, più probabilmente entrambe le cose, non di rado contemporaneamente. Poetry Reading With Sound Footnotes è un nastro da ascoltare a orecchie e occhi spalancati nel tentativo di capire se si tratti di una cagata pazzesca o di un lavoro assolutamente geniale, tesi per la quale personalmente propendo.

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