Geronimo – S/T (ThreeOneG, 2007)

geronimo

Ogni anno attorno a natale a Genova arrivano da chissà dove un paio di indiani che, vestiti con abiti tradizionali, mettono su un umile concertino in mezzo alla strada in cui suonano un triste flautino e cantano su una base registrata degna dei peggiori Enigma. Il mio vicino di casa ha comperato uno di questi terribili CD e lo mette su tutto l'anno per la mia gioia… ma da un po' anche io ho un disco "indiano" da fargli ascoltare: in realtà questa uscita per ThreeOneG di indiano non credo abbia nulla tranne il nome della band, ma è un'ottimo metodo per mettere alla prova la resistenza psichica vostra e del vicinato, infatti contiene materiale urticante per le vostre orecchie, da maneggiare con cura. Tanto per darvi un'idea i tre Geronimo sono: alle percussioni marziali e ossessive Ruiz (musicista con Beck prima della notorietà e negli Slowrider, band elettronica-hiphop con ex Brujeria), alle elettroniche lancinanti (autocostruite, trogotronic.com) e alle urla disperate Nelson (l'uomo dietro a Man Is The Bastard e Bastard Noise) e al basso Francoso (già con gli altri due negli Sleestak, hardcore-noise); ospiti alle urla in un paio di pezzi due ex Harassor e David Yow di Jesus Lizard e ora Qui. I brani del disco sono lunghi ed estenuanti, le parti frenetiche e urlate (più alla Locust) in realtà sono brevi e liberatorie se confrontate con i lunghi minuti di lenta e marziale tensione che le precedono e le seguono: l'esempio migliore é il primo brano, che con i suoi diciotto minuti quasi totalmente composti da suoni di un'esasperante synth analogico accompagnato da una ritmica ossessiva é una ghost track perfetta… messa all'inizio del disco però scoraggia completamente l'ascolto! Questa idea geniale di assoluta non fruibilità del disco viene fortunatamente contraddetta dalla splendida cover finale, un pezzo di Bobby Hutcherson (jazzista suonatore di vibrafono) con cui i Geronimo mostrano il loro volto umano e anche una cultura musicale "open-minded", senza cui non avrebbero senz'altro costruito questo affascinante e pesantissimo monolite (che è tra i pochi dischi di quest'anno che mi ricorderò). Buona digestione.