Gandhi’s Gunn – The Longer The Beard The Harder The Sound (Taxi Driver, 2012)

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Il secondo tragico disco (per citare Psichofagist) è sempre un ponte di corde che o fa cadere nel baratro oppure traghetta verso il quadro successivo. Devo ammettere che, in questo caso, non avrei giurato sullo scollinamento del quartetto genovese: vuoi perché lo stoner ormai si ascolta pure sugli ascensori e vuoi perché gli italiani son bravi solo a far canzonette. Mi sbagliavo. Il suono dei Gandhi’s Gunn rispetto agli esordi è nettamente maturato e la voce, bisogna dirlo, è definitivamente calibrata e appropriata per il rock che propone. Nulla da invidiare agli anglofoni.
I riferimenti musicali sono molteplici e tutti illustri: si va dalle armature degli High On Fire alle impennate ad alta quota di Electric Wizard, ma fa piacere notare come la band conservi praticamente in ogni pezzo il gusto per la melodia, distinta in un ritornello sempre chiaro e incisivo. Certo, conoscendo la sacra adorazione di Maso Perasso (basso) per i Melvins ci si domanda perchè i Gandhi’s Gunn talvolta non provino a sterzare nella compulsiva paranoia delle chitarre che si cibano di sè stesse: del resto il drone lo ha inventato King Buzzo millenni fa, o no? Ma questa è un’altra storia e il tempo per i corsi e ricorsi non manca mai. Per il momento, godiamoci le lunga cavalcata cinematica e sognante della conclusiva Hypothesis e aspettiamo di vederli dal vivo. Quando tornerò in India voglio sfoggiare una loro maglietta, chissà se la Grande Anima mi proteggerà o Shiva mi incenerirà per tal blasfemia?