Fear – The Record (The End, 2012)

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Se date da ripetere a memoria a un pappagallo i versi di Dante, siete sicuri che qualcosa di buono ne verrà fuori. Di fronte a un valore assoluto di partenza, la qualità, sebbene inficiata da interpretazioni indecenti o appena sufficienti, riuscirà in qualche modo a filtrare. Capita spesso anche in musica, dove davanti a mediocri o strambe esecuzioni coveristiche, il barlume di genialità dell’originale riesce a supplire manchevolezze interpretative dei carneadi di turno che si cimentano coi pezzi in questione. Rimane, enorme, l’interrogativo che porta però una band a ricopiare se stessa. E’ il caso dei Fear, storico e dissonante gruppo dell’hardcore californiano che non pago di aver sfornato il caustico The Record nel 1982, ora torna con lo stesso disco risuonato interamente. Parliamoci chiaro, un disco che avremmo sicuramente evitato di veder girare per i negozi. Non perché sia brutto, tutt’altro. I pezzi dell’album originale erano davvero fighi e anche qui siamo di fronte a quelle stesse note: un album breve, tirato, intrigante. Il tutto però risuonato a distanza di trent’anni con una produzione più bombarola (e quindi meno graffiante e sporca) che ripropone brani che non perdono la bellezza degli episodi originali. Scaletta rimodellata, qualche pulizia modernista perché, signori e signori, son passati trent’anni. Ma in fondo rimane un ottimo disco che non serve a niente e a nessuno. Alcuni manifesti 70×100 piazzati per le strade con l’invito a ricomprare il disco del 1982, questo sì sarebbe servito. Magari dopo averne fatto una bella ristampa. E’ quello il disco da ripescare.