Father Murphy – Rev. Freddie Murphy, C. Lee And Vicar Vittorio Demarin As Father Murphy Play Veronica Azzinari’s Engravings Inspired By Chymische Hochzeit Christiani Rosencreutz Anno 1459 (Corpoc/Terracava, 2014)

Questa è l’ultima testimonianza dei Father Murphy in trio e ammesso esista il concetto di normalità nella produzione del gruppo trevigiano, non poteva essere un disco qualsiasi: la musica rappresenta solo metà del lavoro, essendo destinata ad accompagnare alcune incisioni di Veronica Azzinari ispirate al terzo manifesto della Confraternita dei Rosacroce. Un manufatto che si pone a metà strada fra musica ed arti visive – trattasi di un 12” one side in lussuosa edizione serigrafata a mano con copertina apribile e volume illustrato accluso – potrebbe essere la simbolica rappresentazione del bivio che ha portato i membri del gruppo su due strade differenti, più musicale quella del Reverendo Murphy e di Chiara Lee, che conservano il nome, orientata alla multimedialità quella del vicario Demarin.
Forse non è però il caso di caricare di significati altri un’opera che di suo si presta ad essere letta su vari livelli. Il titolo chilometrico dà già molti riferimenti e quello che rimane non è facile da spiegare: Le Nozze Alchemiche di Christian Rosacroce è un romanzo allegorico pubblicato nel 1616, un viaggio iniziatico alle sorgenti dell’esoterismo; da qui parte Veronica Azzinari, che si fa ispirare nella realizzazione di 15 incisioni a colori, divise in gruppi di cinque, separati da tre sigilli in bianco e nero; sono figure misteriose, simboliche e ieratiche, che emergono con fatica dalle pagine ocra. Intimamente legata alle immagini è la musica: in sé dice poco, ma ascoltata sfogliando le pagine del volume assume tutt’altro significato e sembra dar vita alle figure che abbiamo davanti agli occhi. La suite strumentale di 10’10” è anch’essa divisa in tre parti, ognuna introdotta da un rumore di chiavistelli: nel primo movimento, fra battiti riecheggianti e rumore di passi, un drone gorgogliante procede a scatti, per poi interrompersi improvvisamente; un ritmato clangore di catene con qualche fugace inserto di synth è tutto ciò che troviamo nella seconda stanza; nell’ultima parte delle note di piano sommesse e notturne si alternano a una cupa marcia nuziale. Un rumore indistinto, che potrebbe essere tanto un vagito quanto lo scricchiolio di una porta, conclude la composizione. Non ci sono risposte, ovviamente e qualsiasi interpretazione è destinata a rimanere solo una fra le tante. Resta, per i 200 che faranno loro una copia, un oggetto affascinante, non semplicemente ispirato a un testo esoterico, ma oggetto esoterico esso stesso.