Father Murphy – Pain Is On Our Side Now (Aagoo/Boring Machines, 2014)

Non saprei dire quale momento o quale situazione della giornata sia più adatto per ascoltarsi un lavoro dei Father Murphy: verrebbe da pensare l’attimo in cui rendi i tuoi peccati a Dio, ma non inzierei l’anno con temi così definitivi: questo doppio mi pare più che sufficiente. Ad ogni modo il lavoro si compone di due 10 pollici ascoltabili solo su di un lato e contenenti due tracce l’uno. Il tutto per consentire all’ascoltatore di sentirli sia individualmente o, muniti di due giradischi (!), simultaneamente. Di per sé la cosa non è una gran novità: mi tornano in mente Flaming Lips e Tribes Of The Neurot forse addirittura con quattro dischi da far suonare all’unisono. La differenza è la profondità liturgica di questo lavoro. Non si tratta più infatti né di destrutturazione nè di sperimentazione: i Father Murphy suonano la deriva. Un allontanamento tanto dalla melodia quanto dalla struttura del pezzo (nel senso pop rock del termine) che si manifesta in un’autoipnosi meditativa fatta di echi, trombe del giudizio, marce e detriti di pianeti che ci pare sempre di assorbire in uno stato di dormiveglia. Ma non vi è nulla di ostico o repulsivo nella musica del trio, al contrario, pare quasi che l’inconscio riconosca i suoni e le atmosfere esattamente come quando ti svegli con il residuo di un’emozione che non sai più tradurre a parole. I Father Murphy si allontanano da tutto e si avvicinano a Dio. Ovunque esso risieda.