Farmacia 901

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Purtroppo per motivi di tempo spazio e per causa degli Dei che ci sono avversi non possiamo soffermarci su tutto e su tutti, per di più nessuno di noi è un giornalista ed ha l'ambizione di esserlo, al più un giornalaio (e di quelli con lo scomparto dei porno vicino a Topolino, quello sì, anzi direi sia l'ambizione di almeno 4 AB-normal che scrivono qui sopra). Nonostante ciò mi sembra più che utile fare menzione di una serie di uscite piuttosto interessanti che mi è capitato di scambiare/comprare/rubare/barattare/sentire/dire/…fare, baciare, lettera o testamento. Partiamo con questa nuovissima etichetta romana che si chiama Farmacia 901 (http://www.myspace.com/farmacia901) e che ho scoperto a Massa fra i banchetti del Tago Mago. Produzioni in serie limitate con grafiche di gran gusto, cosa che non guasta mai anche se comunque la cosa più importante resta sempre la musica, anche perché a parte i dischi della Kubisch, le gallerie d'arte son piene di oggetti, mentre quando uno vuole comprare un disco il contenuto ha (o almeno dovrebbe avere) il suo peso. A giudicare dalle tre uscite collezionate fino ad ora dalla label direi che parliamo di un'etichetta assolutamente immersa nell'elettronica, non necessariamente drones ma comunque roba cerebrale, non certo idm… ma andiamo al singolo gruppo. L'uscita d'esordio, Vuoto di , è affierikursichdata al fondatore stesso della label, Fabio Perletta: drones lunghi e "ben distesi", estetica top class con confezione in seta e monolite kubrickiano nella card contenuta dentro al disco. Riferimenti che rimandano ad un elettronica post-krauta, dilatata ma ancora calda che ricorda un po' roba di C-Shulz presa ed aggiornata a fine decade del secondo millennio. Il parallelo con Kubrick non credo sia per nulla casuale dato che i richiami del duo sono più che mai esplicitamente spaziali a partire dai riferimenti a fisica quantistica, microcosmo, universo: in definitiva un buon trip spaziale con cui celebrare l’anniversario dell’allunaggio. Il secondo reperto dell’etichetta è 3048 di quell’ Erik Ursich di cui più volte avevo visto l’avatar su questo o quel sito myspace (e ok myspace è una merda, ma è comodo per un ascolto non più lungo di quindici secondi), e a dispetto della mucca in giacca e cravatta del suo logo, la musica di quest’uomo è tutt’altro che "cazzona": isolazionismo astratto e parecchio cupo fatto a botte di micro-frequenze, drones, beeps, e a quanto pare tutto fatto senza l’utilizzo del computer ma con la sola forza di vecchi synth, manopoloni e senza dubbio una gran dose di gusto. A tratti sarete obbligati ad alzare il volume per sentire certi suoni e a tratti dovrete abbassare per non far friggere i coni… insomma, si tratta di giochi molto fini, roba da palleggio in area di rigore, elettronica senza dubbio molto tecnica. A chiudere il trittico ecco un vecchia conoscenza anche per chi ha letto alcune delle recensioni degli ultimi mesi, infatti si tratta di Tiziano Milani con Riflessione Compositiva Di Assemblaggi Possibili. A costo di sembrare un piccolo fan direi che Milani mantiene sempre fede al suo buon gusto e si lancia in una traccia unica molto lunga e che sviluppa in modo molto diverso, tanto chtizianomilani______farmaciae forse l’unico dubbio che potrebbe venire sarebbe proprio quello in merito al perché non dividerla in più sezioni. Si parte con suoni melodici e tintinnii che ricordano molto vagamente quelli di un vibrafono looppato, poi ci si muove su sibili, suoni digitali più o meno freddi e scenari molto notturni… se avete amato Milani fino ad ora non credo che ne rimarrete per nulla delusi, infatti si tratta della "solita" (e scusate se è poco) atmosfera in sospensione fra l’astratto, il buio, la contrapposizione di parti vuote e piene e nonostante tutto non senza un minimo di calore che trovo sempre nella musica di questo architetto della zona di Lecco. Riguardo anche a quest’ultimo packaging parliamo di una specie di box in cartoncino chiuso da un adesivo e corredato con un foglietto interno stampato ed un foglietto di plastica incollato su una pietruzza (o qualcosa di simile) schiacciata a simulare una sorta di nebulosa spaziale: splendido.