Fabrizio Modonese Palumbo – Doropea (Old Bycicle, 2015)

Torino difficilmente lascia indifferenti, ma come tutti i luoghi, per essere conosciuto, va vissuto e anche questo può non bastare. Quante Torino ci sono? Una per ogni abitante, per ogni persona di passaggio, per ogni fruitore di canzoni, libri, film qui ambientati (è così per tutte le città, direte voi. Sì, ma per Torino di più, rispondo io). A questi molteplici punti di vista, oggi si aggiunge questa cassetta di Fabrizio Modonese Palumbo (Larsen, Blind Cave Salamander, (r)), uno che in città c’è nato e vi risiede e che ci dona uno sguardo inedito, forse anche per chi ci vive.
Doropea è una piccola cosa, una bella confezione in cartoncino serigrafato che racchiude un nastro con due narrazioni prive di parole, ma dove la musica e i rumori ci parlano. Può darsi che io abbia vagato troppo con la fantasia, ma le storie che ho ascoltato sono queste: sul  primo lato, il drone gentile e i tocchi di piano dal sapore minimalista sembrano cogliere la città al momento del risveglio, ancora deserta e ma già illuminata dalla luce dell’alba, un tempo sospeso in cui i mattinieri e i nottambuli si incrociano fugacemente; una bellissima cartolina sonora da una città che pochi vedono. Più intimo, magico e misterioso il secondo lato: musica d’interni, costruita su un accordo vibrante d’organo e un campione d’acqua che scorre in loop con regolarità innaturale, mentre qualcuno russa, porte si aprono, cantilene baritonali emergono dal fondo; tocca a una chitarra dronante dissolvere lentamente la routine e lo spazio domestico e, in combutta con altri strumenti, lasciarci sospesi in un tunnel di suono. Poi una porta si chiude di colpo e ci lasciamo tutto alle spalle. È stato un sogno o è successo davvero? Non ha importanza, queste due composizioni racconteranno ad ognuno una storia diversa. Ed è proprio questo che fa di Doropea una piccola cosa  preziosa.