Exoterm – Exits Into A Corridor (Hubro, 2019)

Exoterm è il nuovo progetto del bassista norvegese Rune Nergaard, musicista di casa dalle parti della Hubro per la quale esce questo Exits Into A Corridor.
Una scrittura attenta e creativa che manipola i concetti del jazz rock trasformando la materia in un impasto attualizzante che pesca da molteplici tensioni, dal noise come dalla psichedelica, partendo da canovacci minimi da lasciare poi a briglia sciolta. Per fare questo vengono chiamati a raccolta musicisti di notevole personalità interpretativa che gestiscono la materia con estrema lucidità e misura: il sassofonista Kristoffer Berre Alberts, già in forze nella Large Unit di Paal Nilssen-Love, nei Cortex e negli Starlite Motel, e poi due nomi che sono una garanzia solo a pronunciarli, il chitarrista Nels Cline e Jim Black alla batteria e live electronics.
Un esordio che fulmina con l’apparentemente semplice connubio di jazz, rock e improvvisazione, rivelandosi molto più stimolante di quello che ci si potrebbe aspettare.
Tematiche che si sostanziano in raccordi e incipit di giusto lirismo ambientale fanno da contraltari poetici a cavalcate cariche di visceralità. Così le luci malinconiche di First Lights stendono il tappeto a improvvisazioni dal retrogusto sludge e a rarefazioni che preparano alla cavalcata elettrica di Forest Mist – Night, dove le splendide linee di sax stridono architettando un crescendo che collima con aperture rocciose ed eleganti stratificazioni elettroacustiche. Ma il suono per alcuni istanti resta appeso nell’aria, appena in tempo per l’assalto post punk di …Back Towards The Car – Night, ancora più veloce e avvincente. Risalta costantemente la raffinatezza di Cline nel gestire con umore perfetto ogni struttura, incidendo con tocchi di classe e tagli obliqui. La successiva Moves Away From The Door mischia le carte mettendo al centro l’improvvisazione, tra rock destrutturato, frenesie scheletriche, psichedelica dissonante e scuro rumorismo. Il livello definitivo lo si raggiunge con la finale Manufacturing A Smile (Exits Into A Corridor), un contrasto mirabile tra struttura e disgregazione: la chitarra che galleggia nell’instabilità tematica mentre la crosta si slabbra lentamente e il cuore frana sotto la foga dirompente di Black che non risparmia colpi. Un impasto che si risolve nel caos per un effetto struggente.
Un percorso che senza nessuna autoindulgenza misura le infinite potenzialità per essere cerebrale ma mai stucchevole riuscendo fortemente sentito. Tanto coinvolgente da meritarsi di stare tra le migliori cose dell’anno.