DuChamp – Nar (Boring Machines, 2013)

Di questi tempi, diciamocelo chiaro e tondo, è difficile trovare un album di drone che non rompa le palle, un po’ perché in materia quasi tutto è ormai stato detto, un po’ perché il genere è inflazionatissimo e sempre più spesso ci si trova a pensare “questo lo posso fare anch’io”. Poi certo, molto dipende dallo stato d’animo dell’ascoltatore, dal gusto, dalla predisposizione, ma nulla toglie che a un freddo ascolto, buona parte della roba in giro suoni tutta uguale.
L’italiana di stanza a Berlino DuChamp, esordiente come solista (ma attiva in varie band dell’area berlinese), in questo Nar riesce ad elude brillantemente il fattore noia, mettendo in fila cinque pezzi dove l’armamentario strumentale cambia ogni volta, dando varietà ed esploando i diversi aspetti del genere. Per mio conto, non parlerei nemmeno strettamente di drone, almeno non per tutte le tracce: i bordoni cadenzati che attraversano le composizioni sono quasi sempre intersecati da suoni acustici e voci che li colorano e non di rado forniscono loro la propria peculiarità; al succitato genere rimanda semmai una cupezza di fondo sempre presente. L’iniziale Gemini ben dispone da subito all’ascolto, col suo tono solenne e drammatico che ricorda un Fear Falls Burning rivisitato con fisarmonica e (sul finale) voce (di Brian Pyle di Ensemble Economique), ma il meglio viene nella seconda facciata, quando ai sempre presenti bordoni, si sovrappongono suoni che fanno virare l’album verso sonorità da folk visionario, psichedelico, in certi punti addirittura free form. A Worship ricorda la Bemydelay degli esordi, ma a tinte fosche, mentre A Way To Grasp Joy Immediately non sfigurerebbe nel repertorio dell’Alexander Tucker dei primi dischi, per l’occasione immerso in una nebbia piuttosto densa. Il capolavoro è comunque l’esoterica e mediorientale Seisachtheia, che sembra risentire dell’influenza dei compagni di etichetta Eternal Zio: col suo tripudio di strumenti acustici in assetto libero è una musica perfetta per una cerimonia iniziatica che si svolge in una caverna sui monti del Sinai. È con lei che si conclude un esordio davvero felice: a Berlino c’è sempre vita.