DoF – Rid The Tree Of Its Rain (Abandon Building, 2010)

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Neve o no, mi sento alle porte della primavera, sta cambiando la luce e più passano gli anni più sono sensibile a queste cose, ora non posso affermare che si tratti di un disco primaverile, ma senz'altro luminoso ed arioso. Si tratta di indie folk prodotto da dio e suonato ancora meglio: banjo, chitarre acustiche e altri legni acustici che fanno un lavoro fantastico ma allo stesso semplice, poi piano, glockenspiel, elettronica, voci etc. Se non si trattasse di indie folk parlerei quasi di pop folk, visto che si tratta di musica che bene o male è accessibile a tutti.
I Dof non inventano nulla, anzi saccheggiano senza nessun timore la tradizione, nonostante ciò non c'è nulla in questo disco che non sia al posto giusto, un lavoro da manuale pulito pulito… leccato e laccato alla perfezione, roba che riconcilia con il genere. Non saprei che riferimenti diretti fare, nonostante l'uso di un po' di elettronica non si tratta dei The Books ma non si trovano neppure così distanti, allo stesso tempo ci ho ritrovato anche alcune cose di Jim O'Rourke, stesso gusto per le melodie morbide, dense, sognanti ma per nulla malinconiche. Mi vengono anche in mente alcune cose di Leaftcutter John o simili. Oltre alla primavera parlerei di estate, di viaggi in trattore in mezzo ai campi di grano. Al di là della splendida produzione del disco gli arrangiamenti sono studiatissimi, ammorbidiscono il lavoro senza annacquarlo, le melodie pur essendo ariose non tendono mai allo smidollato e mi fanno venire in mente che gente del genere andrebbe quasi ringraziata, non tanto per il fatto di far sobbalzare sulla sedia per genialità o quant'altro ma per il puro e semplice fatto che pur praticando folk, bluegrass, country, indie-tronica, pop lo fanno con quella noblesse di chi è trasportato dal senso per la melodia e per la canzone invece che dal desiderio di clonare questa o quella canzone. Bravo fucking bravo.