Delay House – 3 (Stop, 2012)

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I Delay House da Rimini propongono col terzo disco la loro interpretazione di suoni in salsa wave tenebrosa con chitarre non amplificate che se va bene ricordano vagamente certi giri dei disciolti Edwood (Ora, Ancora) se va male un’elettronica pop che, se manifesta una certa voglia di sperimentare (rifiuto struttura canzone e dei refrain, strumenti privi di amplificazione, testi in italiano ma fatti da solo una o due parole), non riesce a produrre che un suono piatto (complice anche una ripetitiva drum machine) e acerbo.
Dopo ripetuti ascolti si spegne un già non grande entusiasmo iniziale, visti anche gli inflazionatissimi gruppi di riferimento (dai Joy Division ai Sigur Ros per finire coi Radiohead che sono un po’ come l’insalata) e la miriade di altri gruppi convinti di dire qualcosa di originale. Chessaradinòi, forse la cosa più riuscita del lavoro, si avvicina però un po’ pericolosamente verso lidi acustico-atmosferici del gruppo islandese. Promosso lo spirito, bocciata la resa.