Death Mantra For Lazarus – Mu (Grammofono Alla Nitro, 2010)

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Ancora tu? Ma non dovevamo vederci più? Non parliamo ovviamente di Lucio Battisti, il cui ritorno ci inquieterebbe assai, essendo da tempo trapassato, ma del postrock, quello classico, coi suoi strumentali dilatati, i giri circolari, i crescendo e le melodie liquide. Quello che si rifiuta di estinguersi. Quello che fanno e lo fanno bene, i Death Mantra For Lazarus.
Sono in quattro, provenienti da Pescara e tutti prestanti servizio in altri gruppi di area post-hardcore (Zippo, Keep Out e Negative Trip), dato significativo che accomuna il loro percorso a quello degli iniziatori del genere, sebbene compiuto a quasi quindici anni di distanza. Per i DMFL si tratta quindi un processo naturale e non imitativo, che permette di superare d'un balzo tutti i bolsi cloni dei Mogwai che mai si sono spinti ad indagare le radici dei maestri. Fa testo il pesante basso posthardcore che affiora in diversi momenti, le partiture noise che seguono il pezzo parlato (a opera di Umberto Palazzo) in Maria Callas, o l'intera, equilibratissima Carousel: inizio con delicati intrecci acustici, intermezzo in puro stile pinkfloydpompeiano e finale violento che richiama alla mente Like Herod. Purtroppo è però un album confinato in un genere che da tempo ha già detto tutto, il cui difetto è quello di non dare elementi che facciano presagire la possibilità di svilupparsi verso direzioni originali. Un gran bel lavoro, certamente uno dei migliori del genere concepiti nel nostro paese, ma fuori tempo massimo. Ma se si volesse, uno di questi giorni, celebrale finalmente il funerale del postrock, questo sarebbe un mantra di morte quanto mai adatto.