My Dear Killer – Collectable Items (Boring Machines, 2020)

Non è necessario leggere la dichiarazione all’interno del libretto – “This is My Dear Killer final long record and the last of an ideal tetrad” – per capire che Collectable Items rappresenta per Stefano Santabarbara un punto d’arrivo: l’ascolto è più che sufficiente. La cifra stilistica del progetto era evidente fin dall’inizio, la maturità musicale è venuta col tempo e ora permette variazioni su un tema ormai assimilato: stavolta i collaboratori (Pier Giorgio Storti dei Morose , Giampaolo Loffredo dei Lebenswelt, Marta De Pascalis, Matteo Laudati dei Downlouders e Matteo Uggeri, all’opera con organo, synth, chitarre preparate e non, loops e campionamenti) lavorano come una vera backing band fornendo un solido bordone, discreto ma ben presente, su cui si innestano la voce e la chitarra. Lo stile dunque non cambia – psych-folk scarno di solida matrice americana – ma la sostanza musicale si arricchisce e guadagna peso e attualità, pur non perdendo quello spirito lo-fi che caratterizzava le uscite precedenti. Dopo l’introduzione strumentale di Collectable Items, Lesson in Hate mette subito in luce un altro segno distintivo del disco: la voce si è fatta ancora più dolente, inscenando talvolta una desolazione degna, pur nella lontananza stilistica, di Songs:Ohia. È questa la forza e il limite del lavoro: il carico emotivo è tale che non è facile arrivare alla fine dei 50 minuti del CD. D’altra parte un ascolto parcellizzato avrebbe poco senso, facendo perdere il sottile gioco di analogie e contrasti che si viene a creare ad esempio fra una The Train I’ve Lost dove gli strumenti di accompagnamento che erompono in primo piano e una Tram dove si riservano la cosa strumentale, o tra il lirismo melanconico di The Wish Of Winter (a mio avviso il brano migliore), il raro brio di The Football Player e l’estrema sofferenza di The Archivist. È un disco che non conosce compromessi Collectable Items, lo è senza lasciarsi andare a facili estremismi ma semplicemente mettendosi a nudo col solo filtro di uno stile musicale ormai pienamente capace di veicolare questi sentimenti.