Damo Suzuki’s Network – 23/01/11 Vinile 45 (Brescia)

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Torna a Brescia il vecchio kamikaze Damo Suzuki dopo l'estemporanea esibizione col duo locale dei Don Turbolento della scorsa primavera, performance che tra l'altro mi persi. Rimedio stasera, allettato da una formazione che schiera Xabier Iriondo, Enrico Gabrielli dei Calibro 35, Cristiano Calcagnile, che se frequentate queste pagine conoscerete almeno per il bellissimo progetto Blastula e Manuel Agnelli, dal punto di vista musicale l'anello debole, ma utile a richiamare un'orda di insopportabili culone che per tutto il concerto occuperanno inutilmente spazio e starnazzeranno fastidiosamente.
Sinceramente, ad allettarmi era più la voglia di vedere all'opera la backing band che non l'ex Can, che in quasi tutti i dischi del suo Network in mio possesso appare essere l'elemento meno significativo, se non proprio il punto debole; invece dal vivo la sue innate doti di comunicatività e simpatia lasciano il segno, consegnandoci un concerto di buon livello, con picchi davvero notevoli. Le colonne portanti sono evidentemente Calcagnile, che riempie gli spazi col suo drumming espressivo, a suo agio sia nel disegnare ritmi astratti sia nello scandire tempi più canonici e Gabrielli, che dividendosi fra clarone e flauto traverso, detta le melodie e le variazioni free. Gli altri due si limitano al compito assegnato, con Iriondo che marchia con il suo Mahai Metak i momenti più rumorosi e Agnelli che tratteggia fraseggi tastieristici poco evidenti, se non nei pochi attimi in cui il silenzio degli altri strumenti li porta in primo piano. Su tutto questo si appoggia la voce di Suzuki: avrete presente i suoi mantra infiniti, apparentemente sempre uguali, che damo_suzuki_vinilebsdettano misteriosamente i tempi e la cadenza della performance; a forza di sentirli, di abituarcisi, quasi si smette di percepirli, come un sentiero che non vediamo, ma che sa guidarci in mezzo a un bosco: di suoni, in questo caso. Non tutti i momenti sono parimenti interessanti, specie quando il gruppo procede a lungo senza variazioni significative, ma quando le strutture si scompongono e i musicisti dimostrano di sapersi intendere anche senza la terra sotto i piedi, si viene ripagati dei brevi momenti di noia. Che poi alcuni imbecilli non trovino nulla di meglio da fare che urlare "hai rotto i coglioni" verso la fine dell'esibizione o che si cimentino con gag di raffinata comicità del tipo "Brao Susuki! Brao Kawasaki!" non è purtroppo notizia nuova da queste parti. Ben sta a questi idioti, dopo un'ora di concerto, un lungo bis (significativamente iniziato senza Agnelli, probabilmente già al bancone del bar): lo schema seguito è sempre lo stesso e ammetto che sul finire un po' di noia ha cominciato ad affiorare, ma mi ha confortato il pensiero che a quella masnada di idioti questi venti minuti extra avranno certamente stracciato le palle. A volte basta poco per essere felici.