Confuse The Cat – Keryky (Zeal, 2008)

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Una volta in Belgio c’erano i Kosier D e poi furono i Reiziger, erano entrambi ottimi gruppi, i primi avevano fatto un disco che si trovava con piedi, corpo, "anema e core" a Washington dc nel catalogo Dischord di medio periodo, mentre i secondi pur non brillando per originalità fecero una manciata di piccole perle pop situate fra Van Pelt e Karate "dei bei tempi" e per quel che ricordo erano entrambi ottimi gruppi live. Bene, Geert che faceva parte di entrambe le line-up, pur non facendo da "front man" nel senso deleterio del termine, resta una delle colonne dei Confuse The Cat: ora, se vi piaceva il suo stile di scrittura è possibile che non ne rimaniate troppo delusi pur non trattandosi di una copia carbone delle sue esperienze precedenti, semmai parlerei di una loro "naturale" evoluzione. I Confuse The Cat infatti, pur mantenendo una fortissima componente indie, non fanno nessun mistero di essere un gruppo decisamente pop. Pop-rock anni '80? Sì, anche se immagino che qualcuno avrà a che ridire, ma alla fine molta della roba che sta uscendo adesso che cos’è se non pop anni '80 prodotto meglio e con qualche minima variazione nel suono? Post-punk melodico, che fra le influenze snocciola Gang of Four, Les Savy Fav, New Order, Wipers, Clash, PIL ed altro, ma ad onor del vero tutto virato in un’ottica più smaccatamente poppettosa. Un disco ben fatto, "chart climber" come direbbe vostro cugino, quello che ha studiato in amerikkka… hanno anche i loro bei ganci, anche se forse manca il singolone per fargli fare il salto definitivo, ma ci vanno molto vicini. Il disco si fregia di una produzione di quelle dove tutto è patinato quel tanto che basta per non avere nulla da ridire, anzi taglio radiofonico a manetta, quindi se invece di "Imene Grandi" e di Muccino in Italia avessimo Norah Jones e Jim Jarmush, probabilmente a Radio Deejay, in qualche programma nella fascia oraria decente ascoltereste loro e non LigaJovaPelù. Come sempre un po’ derivativo ma fatto e confezionato con i cosidetti "contro cazzi", tanto che pur non essendo certo io un potenziale acquirente di roba del genere non l’ho trovato per nulla sgradevole, a tratti è divertente e piacevole pur non avendo quel guizzo in più da far gridare al miracolo. La cosa che trovo interessante è come molto pop odierno in realtà sia pop anni '80: al di là delle disquisizioni sul fatto che per un ragazzino ovviamente la roba anni '70 o '80 abbia un suono per forza di cose inedito e al di là del fatto che per un "non più ragazzino" la stessa roba abbia un plusvalore nostalgico, c’è da chiedersi come mai succeda tutto contemporaneamente: sarà un caso che tutti si mettano ad ascoltare gruppi anni '60, '70, '80 contemporaneamente?. Ad ogni modo al di là di queste cazzate: disco piacevole, un po’ da ragazzetti indie, ma piacevole.