Comaneci – You A Lie (Madcap Collective/Fooltribe/Here I Stay, 2009)

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I Comaneci riducono l'organico, sono ora solo Francesca Amati e Glauco Salvo ed escono dalla cura dimagrante più in forma che mai, per quella che è certamente la loro miglior produzione. In realtà non sono mai stato un fanatico del gruppo ravennate, pur riconoscendone la genuinità e la classe, ma questo You A Lie rimescola le carte in tavola, consegnandoci un gruppo maturo, che si affranca da qualsiasi influenze indie-camerettistica e da certi virtuosismi vocali per aprirsi al mondo. Un mondo scuro, a dirla tutta, affrontato con suoni più lenti e cupi che in passato, senza paura di flirtare addirittura col rumore, anche se non mancano le eccezioni, come la delicata She o il brillante country di Radiation. In generale il disco è però caratterizzato da suoni spogli e caldi come i colori dell'autunno, che richiamano talvolta il Mark Lanegan di Field Songs (e non vi sembri ardito il paragone: la voce di Francesca, così asciutta ed espressiva, sarebbe un perfetto contraltare a quella dell'ex Screaming Trees). Sicuramente giova all'album la registrazione di Mattia Coletti, che presta la propria opera anche come musicista, al pari di Bob Corn, Pete Cohen dei Sodastream e Paolo Gradari degli Amycanbe, ma il punto di forza è la scrittura del duo, scarna e tuttavia ricca di sfumature, rafforzata, immagino, dalla produzione artistica di Bruno Dorella. Sono così i particolari a far decollare pezzi già ottimi come nel caso delle impennate rock che movimentano Not, dei bassi acustici ma quasi cacofonici di Promise, degli archi rumorosi che disturbano la perfetta circolarità di On My Path, trasformandola in un gospel spettrale, a mio parere la miglior canzone del disco. Ma è davvero arduo e per certi versi ingiusto, fare una scelta fra i vari pezzi di un album tutto di gran livello: ognuno troverà i propri preferiti.