Clara Clara – AA (SK, 2008)

claraclara

A parte una evidente e malcelata passione per la lettera A, allitterata e ripetuta all'eccesso tra nome del gruppo e titolo del disco, i Clara Clara tirano fuori un gran bel disco. La cui unica pecca, va detta immediatamente, è una eccessiva omogeneità e una natura fin troppo chiaramente legata alla dimensione live. Un trasporto emotivo guidato da quella frenesia e quell'urgenza che informa le tirate del miglior agit-pop-rock in salsa no wave dell'ultimo decennio. Dichiaratamente legati a quelle che sono le dinamiche del pop obliquo degli ormai sdoganati Deerhoof, i francesi caricano le strutture sulle spalle del batterista Francois Virot, ennesimo moderno Keith Moon, degli Who, cresciuto nelle orme giganti di due mostri contemporanei quali Zach Hill degli Hella e Greg Saunier dei poco sopra citati capofila della scena di Oakland. Il drumming potente e presente che detta le ripartenze e crea quei movimenti interni alle ripetizioni viene perfettamente integrato dal basso del supposto fratello Charles Virot, in un dialogo reminescente dei passaggi più postpunk degli indimenticabili Unwound. La parte del leone, della rovina famiglie che mette scompiglio nelle linee già irregolari della sezione ritmica, tocca a Amelie Lambert con le sue tastiere. I suoi sintetizzatori citano indifferentemente gli Scream come quelle scatenate fuori di testa delle Subtonix. La melodia catchy e potente al tempo stesso delle rotonde onde della Lambert conduce i pezzi al loro pieno compimento. I pezzi, tranne alcuni climax raggiunti grazie a liberatori tribalismi vocali cantati in coro dai tre, sono infatti strumentali, e la poppiness rimane solo accennata senza mai sfociare nè nella canzoncina bubblegum nè, con l'aggiunta di un insolente sax ad esempio, nel noise più Skin Graft-iano che rimane così alla portata delle loro mani senza mai esplodere. Come da trend degli ultimi anni anche queste ritmiche così intense sono adattissime al dancefloor alternativo: vi sfido a rimanere fermi su un brano come il penultimo epico Bravo Princesse. Il beat è quello giusto e la costanza nell'incedere del basso permette di accennare i passi minimi per lanciarsi nel pit a testa alta. La soluzione più semplice sembra proprio quella di biglietto da visita per un live d'eccezione, garantisce il giro SK mai parco di energia su un palco. Un ricordo che affiora alla mente, quasi un riferimento obbligato, va al live di Duracell, inglese trapiantato proprio a Lione: con solo batteria e sequenze programmate raggiunge vette simili semplicemente citando, o coverizzando, le andanti colonne sonore dei videogiochi che la nostra generazione ha, evidentemente, così ben metabolizzato crescendo. Non un trend, quindi, ma una vera ossessione sotto pelle, inconscia, che sta portandoci ad una simpatia naturale, quasi una affinità elettiva, con queste sonorità insistite di post-video-garage-games-rock. Ascoltare il Rondò Veneziano meets Trans Am meets R-Type che è il conclusivo S'Il Vous Plait! Bravi ai Clara Clara. Bravi alla SK. Bravi tutti. Ci piace questo disco, ci piace!