Buzz Aldrin – S/T (Unhip/Ghost, 2010)

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Un gruppo di cui mi sembra che si sia parlato e che si parli parecchio, un po' perché avevano fatto uscire una cassetta per l'etichetta di mr. Jukka Reverberi dei Giardini Di Mirò e poi per essere usciti su due etichette indie di primo piano come Unhip e Ghost. Almeno per una volta parlerei di clamore meritato, infatti pur non inventandosi nulla i Buzz Aldrin hanno quel Supertouch millantato in un celebre pezzo dei Bad Brains. Post-punk anglofono e anglofilo di quello che gli americani stessi scimmiottano ma che trae la sua origine nel Regno Unito e sfido chiunque a dire il contrario (comunque per chi mi vuol sfidare, mio zio Alfredo "c'ha l'ape car truccato").
Batterie quadrate e dritte, basso felpato ma "pounding", come direbbe qualcuno che ne sa più di me, chitarre con i riverberi, pedali vari e i suoni al posto giusto e soprattutto la voce con quel bel riverbero degno dei primi Clinic (che ad ora sono uno dei gruppi che mi ricordano più da vicino, manco fosse poco). Qualcuno di voi ha detto che anche i Clinic a loro modo suonavano molto "garage"!? Ok ve la passo e la uso anche io, ma resta che non si tratta esattamente di garage a partire dalla produzione del disco che, pur facendo suonare tutto come deve, risulta molto pulita e "morbida". La capacità di questi ragazzi è quella di far suonare le tracce lavorando un riff ed arrangiandolo senza troppa fretta di stare a cambiarlo, il risultato più ovvio è che i pezzi seppur molto semplici sono scritti e sviluppati molto bene. Quest'ultima caratteristica, messa assieme al gusto per i riff tetri, li differenzia dal gruppo medio che si avvicina a queste sonorità senza quelle intuizioni che ad esempio fanno la differenza fra un semplicissimo pezzo dei Fall e quello di mille altri gruppi che cercano di fare la stessa cosa non riuscendoci. I modelli ci sono e sono ancora parecchio evidenti, non sarà neppure il genere preferito di molti nostri lettori, ma ad averne di gruppi del genere… un vinello sincero.