Black Rainbows – Carmina Diabolo (Longfellow Deeds, 2010)

Ennesima clonazione della fuzzatissima formula, ormai nemmeno più tanto in voga, che a metà anni novanta ha portato Josh Homme e Dave Wyndorf sulle copertine di riviste eternamente assetate di novità del momento. Questa formula deve rappresentare davvero la musica del demonio se ha subito così tanti cambi di etichetta senza mai mutare l’inossidabile sostanza. Noi che ci fregiamo di essere profondi conoscitori del desert rock padano (Ufomammut) non possiamo che far spallucce ed etichettarla blandamente come stoner rock. Senza fantasia o originalità. Nostra nella ricerca lessicale, ma anche da parte del trio capitolino che sciorina un Cepu di Wreck e Blues For The Red Sun. Io dico basta, basta ed ancora basta! Essendo entrambe pietri militari del rock indipendente della scorsa decade: chiunque abbia un minimo di dimestichezza con la materia li conosce come il padrenostro. Che senso ha allora celebrarne un tributo di questa portata? E questa è una nota di merito, sia chiaro: i Black Rainbows sono precisi ed incidono con cura sulla carne viva esposta al sole. Ma perlomeno i Karma To Burn hanno eliminato il cantato, rendendosi quindi immediatamente unici e riconoscibili.