Black Mountain – Wilderness Heart (Jagjaguar, 2010)

Spinto da un grande sforzo pubblicitario arriva il terzo disco dei rcanadesi Black Mountain, ormai consolidati come uno dei più grossi nomi dell’indie internazionale e non del tutto a torto, dato che in questi anni di “bassa” nel settore hanno comunque tirato fuori qualcosa di gradevole, anche senza inventare nulla. Infatti pure in Wilderness Heart i nostri continuano il saccheggio a piene mani del rock anni ’70, mostrando questa volta un piglio meno “hard” dell’esordio e meno psichedelico di In The Future, senz’altro percorrendo la strada giusta per allargare il bacino dei loro estimatori. Non che il gruppo non mantenga quel suono “onesto” che è sempre stato il loro punto forte, solamente si sposta su di un versante più diretto, in alcuni frangenti molto vicino al southern rock, abbandonando molti riffoni voluminosi tanto in odore di Black Sabbath e Uriah Heep e tralasciando anche parti dilatate freakedeliche: in fondo dopo un paio di dischi come i precedenti si rischiava un terzo album fotocopia, per cui benvenga una variazione, seppure sempre impostata nell’uso quasi didascalico di suoni di quaranta anni fa… Le armonie vocali lui/lei rimangono il punto di forza e al solito un paio di schitarrate al punto giusto fanno venire i brividi: ogni brano è comunque davvero ben scritto, registrato e suonato magistralmente, per una band sempre al 100% retrò ma sicuramente capace di elaborare il tutto con gusto.