Betzy – Romancing The Bone (Lady Lovely, 2010)

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Essere concepiti a New York, anche se poi si cresce in una valle alpina, è cosa che segna nel profondo. Così Betzy, progetto del musicista friulano Fabio Cussigh, porta più il segno della città in cui è stato ideato che non quello di Pomaretto (TO) dove è stato registrato con l'aiuto, al mixer e a buona parte degli strumenti, dell'esperto Ru Catania (Africa Unite, Wah Companion e mille altre collaborazioni). Niente di nuovo sotto i neon, ma la voglia di confrontarsi e giocare con stili consolidati, oltre che un'evidente capacità di scrittura e arrangiamento, ci consegna un album piacevole e per nulla fighetto, in cui praticamente ogni brano ha qualcosa per cui farsi ricordare. Siamo dalle parti del Lou Reed meno maledetto, ma non per questo più pulito: è l'aria del rock'n'roll da barettini malfamati quella che si respira, musica suonata da gente che puzza di whiskey e tiene gli occhiali scuri anche al chiuso, ma sa essere brillante e prendersi in giro. Abbiamo così quasi 40 minuti in cui, ascoltato un brano, si è subito presi dalla curiosità per quel che ci regalerà il successivo: un refrain di chitarra azzeccato (come in Sister Are Better), un ritornello ruffiano (è il caso di Suze K), un ritmo ballerino (quello di Always In The Doghouse). E quando, fra brani da crooner consumato ed esercizi di rock anni '70, emerge un esilarante anthem del calibro di Gay Bar, la partita non può che essere definitivamente vinta.