Barbara De Dominicis: lady sings the blues, ma non solo

Ho conosciuto Barbara De Dominicis grazie ad Anti-Gone, il suo debutto in solo, un lavoro a-melodico ma al tempo stesso molto eterogeneo, e col passare del tempo mi sono reso conto che a differenza di molte “cantanti al femminile” Barbara era molto interessata alla musica ad ampio respiro, alla sperimentazione e a musiche non propriamente easy. Il suo stile vocale e le sue capacità farebbero la gioia di molti progetti pop, ciò è per altro dimostrato dal lavoro in coppia con Julia Kent con la quale non disdegnano delle tracce fortemente filmiche (non a caso credo che la parte più interessante del lavoro sia quella corredata dallo splendido documentario di Davide Lonardi), ma al tempo stesso sembrano volersi concentrare su strutture non propriamente semplici. Nel tentativo di ampliare il proprio spettro msuicale, la cantante di origine partenopea ha iniziato ad utilizzare effetti, suoni e tutto una serie di altri “gadgets” e questo non solo con la Kent ma soprattutto con musicisti di ambito improvvisativo come Elio Martusciello ed Andrea Serrapiglio, successivamente sono venuto a sapere che la De Dominicis ha collaborato e collabora con Marco Messina (99 Posse), Nicola Conte, Ursula 1000, Leonardo Rosado e soprattutto i musicisti ed i video maker coinvolti in Exquisite What (www.exquisitewhat.tumblr.com). Quest’ultimo è un ambizioso progetto multimediale nel quale Barbara non partecipa solo in veste di musicista ma soprattutto in fase organizzativa e credo che la lunga lista dei partecipanti sia utile per farsi un’idea di quanto si tratti di un’impresa di non facile gestione.

SODAPOP: Barbara, io sono venuto a conoscenza della tua musica tramite un tuo disco solista Anti Gone un lavoro molto melodico, poi se ben ricordo hai collaborato con Marco Messina dei 99 Posse. Ora molti de_dominicis_-3.picByDavideLonardiprogetti e lavori in cui ti vedo coinvolta sono molto più ostici e spesso di natura sperimentale. Puoi parlarci di come hai iniziaro e del percorso che hai fatto?
BARBARA: Non ricordo esattamente come ho iniziato né propriamente quando. Forse l’abbandono al cambiamento e alle metamorfosi non indotte legittima gli apparenti cambi di rotta e le […] virate; non trovo che la melodia sia in conflitto con il noise né che dedicarsi alla raccolta dei suoni crei un dissidio insanabile con la forma canzone. Ho come l’ impressione che i  percorsi siano per loro stessa natura sghembi: piccoli frammenti che alla fine disegnano una trama all’ interno della quale più o meno ci si raccapezza o di contro ci si smarrisce, ma questo fa parte del gioco. In qualche modo tutto va ad incasellarsi diventando un piccolo tassello dello stesso quadro; le identità (anche musicali) e i ruoli sono “nervosi” e mai fissi o pre-fissati..d’altronde credo molto poco alla catalogazione in generi o alle gabbie che ci disegnano intorno per identificarci in un atmosfera ambient piuttostoche sperimentale o autoriale…non so…poi ci sono le attitudini, le inclinazioni che non mi sembrano dissociate-a-bili dalla vita…per cui di pari passo con ciò che accade nel corso di un’ esistenza forse anche le sonorità cambiano. A margine di ciò il pallino per la “raccolta” di memorie private_trovate_rubate (che siano foto, lettere, oggetti, registrazioni)  mi perseguita da tempo…robivecchi napoletani densi di storie, straccivendoli turco.berlinesi ricolmi di cianfrusaglie ….

SODAPOP: Dischi al femminile, musica al femminile, “…è brava per essere una donna”, quante volte avrai già sentito queste frasi? Eppure in ambito “colto”, di ricerca o nella musica sperimentale, per quanto di donne ce ne siano sempre poche, mi sembra che il risultato diventi più centrale a dispetto delle caratteristche genitali. Un abbaglio o corrisponde al vero?
BARBARA: Francamente fatico un pò a rispondere a questa domanda: ho sempre tentato di ignorare lo stereotipo legato a presunte divisioni di genere. Credo che il punto cruciale sia volersi ostinare a cercare “la parità” sulla base di una omologazione dei due sessi. Siamo strutturalmente diversi e le donne, troppo spesso più sottili dei loro simili irrimediabilmente privati di una costola: credo che la parità andrebbe forse rintracciata a partire dal riconoscimento della differenza, solo attraverso l’identificazione della diversità si può costruire una sana uguaglianza (…)

SODAPOP: Puoi parlare del progetto Exquisite What? Di cosa si tratta? Avete delle uscite in programma? dei live?
BARBARA: Exquisite What è un collettivo che, ispirandosi alla pratica surrealista degli exquisite cadaver, assembla una serie di brani audio/visivi suddivisi in scenari (e a dilatazione “controllata”) in cui ciascun contributo si innesta sulla scia del precendente. Un esperimento in fieri in cui suono e immagini vengono concepiti e montati col solo utilizzo di piattaforme web costantemente aggiornati e senza nessun tipo di interazione fisica tra gli artisti coinvolti. Con la possibile pubblicazione si vorrebbe dare il via ad una serie di performances in cui gli artisti si incontreranno dal vivo per la prima volta! Gli artisti coinvolti appartengono a contesti musicali e visivi anche molto differenti tra loro: lo spazio bianco della rete ha però reso il loro/nostro incontro possibile in un dialogo costante, una conversazione senza alcuna gerarchia nella quale cercare di vedere oltre, senza entrare nello specifico di questo o quel lavoro, provando a rintracciare il sottile  filo rosso che tiene insieme il progetto Exquisite What. Ovviamente senza l’ entusiasmo degli artisti che sono stati coinvolti a diverse latitudini questa piccola follia non esisterebbe: citare tutti gli ew-wers è forse impossibile ma potendolo fare ecco i generosi artisti coinvolti:
de_dominicis_-b_byValerieGuibertSound artists:Dominic Cramp [USA], Barbara De Dominicis [IT] (Founder / Curator coordinator sound artists), Orla Wren [UK], i Serrapiglio [Andrea/Luca/Alberto] [IT], Mathias Van Eecloo [FR], Olivier Girouard [CAN], Peak [IT], Leonardo Rosado [PT], Alessio Ballerini [IT], Fréderic D. Oberland [FR], Luca Nasciuti [UK], Andrea ICS Ferraris [IT], Jared Blum [USA], Gianmaria Aprile [IT], Isnaj Dui (Katie English) [UK], Marco Messina [IT], Susanne Hafenscher [AUSTRIA], Flotel [UK], Enrico Coniglio [IT].
Visual artis: Aude Francois [GER/FR] (Curator / Coordinator visual artists), Anders Weberg [SWEDEN], Fabio Scacchioli [IT], Joao Luz [PT], J.P. Schmidt [USA], Laura Focarazzo [ARG], Roland Quelven [FR], Cecelia Chapman [USA], Loredana Antonelli [IT], Yagama Yogmaya [BUL/GER], Christian Sonntag [GER/FR], Tom Mortimer [UK], Ioann Maria [PL/UK], Sonia Lau [IT], Ana Pecar [SER/USA], James Snazell [UK], Davide Luciani [IT], Eduardo Cuadrado [SPAIN], Olga Mink [NL], Mònica Ferreira [PT]
Photographers: Dan Crossley [UK], Davide Lonardi [IT], Sabrina Joy [USA]

SODAPOP: Della tua collaborazione con Julia Kent che ci puoi raccontare? Come vi siete conosciute? Come avete iniziato a collaborare?
BARBARA: L’ incontro con Julia è avvenuto in maniera del tutto casuale: o meglio im-materiale: un amico comune, circa 4 anni fa, ci mise in contatto via web quasi per gioco. Ma c’è stato un precendete: dei carissimi amici (due artisti visionari e rari, aka Raffaella Nappo e Antonio Ruffo) un imprecisato numero di mesi prima ascoltavano dei brani per solo violoncello, ne venni rapita: era Julia… di lì ad immaginare di suonare insieme è passato del tempo. Ci siamo incontrate per la prima volta all’aeroporto di Venezia e una manciata di ore dopo (grazie alla complicità di un deus ex machina d’eccezione aka Andrea Pennisi – un improvvisatore involontario) suonavamo insieme in uno splendido teatro catanese che rischiava allora la chiusura. Rosicchiando spazio e note al poco tempo a disposizione insieme abbiamo iniziato a conoscerci: lentamente, restando in ascolto di piccoli elementi; frammenti visivi, sonori; impressioni rubate. Abbiamo seguito delle piccole tracce, costantemente “filtrate”dalla impalpabile presenza della camera di Davide Lonardi. L’idea di fermare i nostri incontri su supporto è venuta col tempo. L’immenso privilegio è rappresentato dal fatto che durante questo percorso siamo stati intercattati dalla label Baskaru di Eric Besnard (una delle etichette a mio avviso più interessanti nel panorama internazionale delle musiche [im]-possibili) il quale ci ha permesso di pubblicare Parallel 41 in un’edizione speciale ed accuarata: un CD di tracce risultanti dalle “sezioni” ritagliate da lunghe sessioni improvvisative avvenute in luoghi che ci sembravano sonicamente interessanti ed un Dvd (prodotto dal regista Davide Lonardi) che rappresenta non solo il racconto di un incontro ma anche e soprattutto la sua personalissima visione di due città che si incrociano scambiandosi e fondendosi nei modi più disparati ed inaspettati. La scelta dei luoghi in cui abbiamo suonato in realtà si è articolata a mano a mano, sia assecondando la casualità di luoghi in cui siamo capitati per un concerto (come nel caso delle gole altoatesine e del Forte Marghera, luoghi speciali alle quali ci hanno condotto l’intuizione e la generosità rispettivamente dello storico e organizzatore di eventi Vanja Zappetti e dei curatori/artisti Matteo Efrem Rossi e Tommaso Zanini) sia organizzando un evento ad hoc (come è accaduto nel caso di Napoli dove le locations sono state un teatro di impianto greco-romano all’ incrocio col quartiere alessandrino nel pieno centro della città, ed una ex fabbrica di uniformi militari “Il Lanificio”, incastonato nell’area di Porta Capuana, una zona dove a mio avviso si percepisce un senso di gravità de_dominicis_-4Barbara_pic_by_Lucio.Carbonelli– non è una metafora ma potrebbe esserlo – più intenso che altrove. Anche la permanenza in questi luoghi è stata supportata da amici e collaboratori speciali, non potendo compilare elenchi mi limiterò ad accennare all’ instancabile lavoro del nostro amico Marco Stangherlin, la cui agenzia di booking, la Wakeup&Dream, rappresenta a mio avviso una delle rare realtà a dedicarsi alla musica in maniera autentica e ispirata.

SODAPOP: hai abitato in diversi posti, ed anche il tuo disco con Julia è stato registrato in location differenti. Migri così spesso? Quanto pesa muoversi nell’economia della tua musica e in che modo ti influenza?
BARBARA: Grazie a molteplici fattori, in primis la generosità di svariati personaggi che hanno gravitato intorno a questo piccolo lavoro, Julia, Davide ed io abbiamo avuto la possibilità di regsitrare in luoghi diversi, riuscendo cosi ad eludere l’ asetticità che spesso contraddistingue gli studi di registrazione. Tra l’ altro in alcuni di questi luoghi abbiamo anche avuto la possibilità non solo di registrare ma anche di soggiornare [un esempio su tutti la nostra permanzenza a Valdapozzo: uno di quei posti speciali mantenuto a fatica da una mezza dozzina di personaggi di altri tempi e altri cuori e al quale non saremmo giunti senza l’ aiuto di Andrea Serrapiglio, musicista che non ha certo bisogno di presentazioni ed amico speciale]. Cercando di recuperare la tua domanda: non migro tanto quanto vorrei, non in questo momento storico almeno…in più il web ci inebria di ubriacature virtuali cullandoci in un apparente e costante moto. Mi è capitato di cambiare casa abbastanza spesso, è un pò come dilatare la propria identità: rubare una piazza da una città in cui non sei nato piuttosto che mantenere un vicoletto d’ elezione nella tua città d’origine ci aiuta a costruire un archivio retinico ed una  memoria sonora a cui immagino anche inconsapevolmente si attinga. E’ dai tempi della Nadja di Breton che si “inventano” percorsi: ideali o reali poco importa. Abbiamo dato un nome a quest’ attitudine piu che pratica..Personalmente trovo assolutamente improduttivo attraversare paesi senza sporcarsi le mani in questi. Tuttavia questa è solo la mia opinione  e come ci indica Pessoa si può viaggiare pur restando immobili e alla finestra.

SODAPOP: La voce di Billie Holiday mi fa letteralmente uscire di testa. La sua vita dev’essere stata peggio di un film splatter e suggestione o no, ascoltando le registrazioni sembra quasi che si senta. Ma è così fondamentale aver avuto una vita di merda per avere una fantastica carriera artista? e se non faccio citazioni colte e invece della Holiday ho il mito di Balotelli posso avere delle ambizioni artistiche?
BARBARA: bah, non credo vi sia una regola. Mi accorgo che gli artisti che istintivamente mi attaggono solo quelli meno “educati” ed un pò più selvatici e con questo non intendo necessariamente “maledetti” (anche quello è uno stereotipo da cui affrancarsi) ma forse basterebbe riferirsi alla categoria dell’autenticità: chi rischia, si mette in gioco a costo di trovarsi a pacche all’ aria, è quel buco nero a stregarmi. Credo che il fattore discriminante consista nello sporcarsi le mani, a prescindere da come (ti) va. Eh, le corde di Billie Holiday raccontano tutte le sfumature di un essere umano, è abisso, labirinto, alba tragica, viscera, lamento lieve, abisso lacerante, conforto ed espiazione. Probabilmente è superfluo qualunque colore per descriverla: è sufficiente ascoltarla.
P.s.: Ma perchè Balotelli non è un artista? A me pare di si….

SODAPOP: hai già abitato in diversi posti, ma per ora non hai ancora lasciato l’Italia, è una cosa che ha intenzione di fare di qui a breve? e nell’eventualità opposta, perchè no? in fin dei conti all’estero per una come te ci sarebbero molte più possibilità
de_dominicis_-barbaraby_Davide-LonardiBARBARA: non saprei, ho lasciato l’Italia già diverse volte e forse è come se avessi già elaborato questa scelta come si fosse già compiuta e consumata. Col tempo si abbandona un pò di radicalità e si recuperano legami e istanze che sonnecchiavano. L’irreversibilità lascia spazio al ripensamento…

SODAPOP: senti un gap generazionale con i ragazzi più giovani ( i “ragazzini”)? In termini di fruizione e rapporto con la musica (e non solo) direi che sono cambiate molte cose per non parlare del media e delle dinamiche di ascolto: in cosa fatichi a rapportarti con le nuove generazioni ed in cosa ti senti più vicina a loro?
BARBARA: Banalizzando si potrebbe liquidare la faccenda secondo rapporti di analogico/digitale ma paradossalmente credo che la dittatura del digitale abbia generato una sorta di rinnovata curiosità verso la patina analogica proprio in chi è nato “in digitale” al contrario credo che la nostra generazione, essendosi nutrita di un ibrido analogico-digitale assaporandone i passaggi, accolga in sè piu sfumature, ma questo ovviamente non è un assoluto: gli orizzonti e le necessità sono sempre personali. Forse la democratizzazione e relativa diffusione della teconologia a buon mercato ha piu che altro generato una sovrapproduzione musicale un pò spoetizzante: il confine tra ciò che è superfluo e ciò che non lo è si assottiglia sempre di più…

SODAPOP: So per certo che spesso hai rifiutato di partecipare a progetti musicali/artistici più commerciali, dove immagino le caratteristiche della tua voce sarebbero state molto adatte: Perchè? Intendo dire, in linea di princpio che male c’è suonare/produrre musica commerciale?
BARBARA: Ho partecipato a progetti “piu commerciali” e continuo a farlo tuttora. Nessun male: non c’è un principio rigido da applicare, nella misura in cui ciò che si realizza è autentico non c’è nessun veto. Se ho rifiutato qualcosa è perchè non è nelle mie corde o non lo era in un determinato momento.

SODAPOP: E ora? progetti per il futuro (non parlo necessariamente della musica)? Cosa si aspetta Barbara dagli anni a venire?
BARBARA:

tento di non avere aspettative. Si vive in una condizione di tale vulnerabilità e sospensione che è quasi un azzardo immaginare il domani. Cerco di fare ma non di strafare. Cercherò di andare avanti tentando di armonizzare i diversi contesti sonori in cui mi sono immersa .Spero che entro la metà del 2013 il collettivo audio-visivo Exquisite What riesca condensare in una pubblicazione il progetto (web) di arte partecipatoria iniziato nel 2010 a partire dal web. Oltre a questo ci sono altre cose in pentola: Quasi_Memory un lavoro solista che fa uso di vecchie memorie “ritrovate” e rielaborate che spero possa vedere la luce a breve. Credo che l’ inverno possa anche essere un buon momento per un ‘ altra serie di live con Parallel 41 [anche sulla scia del cd/dvd di recente pubblicato dalla Baskaru]. Continuerò poi a sostenere ed esser parte dell’ Archivio Italiano Paesaggi SonoriAIPS fondato da Alessio Ballerini e Francesco Giannico. Una serie di collaborazioni in atto (penso, tra le altre, a quella col soundartist portoghese Leonardo Rosado e alla bella esperineza del Festival_residenza_Jardins Efemeros in Portogallo che si concretizzerà in un lavoro a due; alla collaborazione con l’ artista scozzese Mark Walters, alle collaborazioni con Nicolas Bernier, e con la videoartista Aude Francois, ad un progetto nascente con la magnifica violinista Erica Scherl e il compositore elettro acustico Andrea Serrapiglio). In ultimo la produzione di The Cat Cinderella: un radio-mag strutturato in podcast s che tratteranno di sforzi artistici declinati “al femminile”.

(Fotografie di Davide Leonardi, Lucio Carbonelli e Valerie Guibert)