Balestrazzi, Eastley, Olla, Z’EV – Floating Signal (TiConZero, 2009)

Andando oltre le decine di migliaia di speculazioni che si possono fare sulla musica sperimentale, le performance e sull’improvvisazione, in generale esse soffrono di due principali difetti: risultare onanistiche allo sfinimento, facendo sì che qualche buona intuizione si perda in un discorso auto-referenziale, oppure può succedere che la ricerca di darsi un tono ed un rigore (spesso innaturale) renda il tutto poco espressivo, portando a lavori di una noia mortale. Per fortuna Floating Signal, collaborazione fra Simon Balestrazzi (già Kirlian Camera), Max Eastley, Alessandro Olla e Z’EV non appartiene a nessuna delle due categorie, infatti queste tracce da performance fra post-industriale e contemporanea vanno a segno, sono interessanti ma allo stesso tempo non annoiano a morte chi le ascolta, anzi.
Ovviamente non stiamo parlando di un disco alla portata di tutti, si tratta pur sempre di musicisti che bene o male gravitano attorno all’ambito dell’avanguardia “plumbea”, ma resta che seguendo una serie di atmosfere ed un canovaccio ideale ed allo stesso tempo muovendosi in un equilibrio di gruppo molto forte, avvolgono senza schiacciare. Il lavoro di editing e di post produzione non ha sicuramente un ruolo secondario, infatti il cd è così equilibrato da sembrare ben lungi dalla performance in real-time, ciò non toglie che il contenuto e quindi la materia grezza sono roba di prima qualità, tanto che credo sia un peccato non avere nessun immagine della sessione. Il suono globale risulta molto greve, ma nonostante tutto è più vicino alla musica contemporanea o alle colonne sonore di certi lavori di danza (contemporanea per l’appunto) e di teatro che non ai lavori passati di alcuni dei partecipanti. Credo sia anche piuttosto interessante notare che nonostante la serietà tutta europea del lavoro, certe percussioni ed un taglio globale dei pezzi dimostri come la musica “seria” europea di metà del Novecento sia imbastardita di parecchie cose fra cui la musica giapponese. Un lavoro perso fra riverberi distanti, lamiere appena accarezzate, grigio-neri e nebbia che avanzano, sibili distanti. Un bellissimo cd: “E’ il tempo che scorre lungo i bordi”.