Ask The White – Sum And Subtraction (Ammiratore Omonimo / Athor Harmonics, 2018)

I componenti del duo Ask The White hanno già un notevole percorso artistico alle spalle. Isobel Blank, cantautrice e artista poliedrica che si muove in un composito ambito performativo fatto musica, danza, teatro, disegno, scultura e fotografia, è già stata leader dei Vestfalia e come solista ha avuto occasione di collaborare con produttori di peso come Leo Abrahams. Simone Lanari, oltre a essere produttore e compositore, ha un’esperienza più che rodata con i Walden Waltz e Sycamore Age. Dall’incontro dei due nasce questo particolare progetto che affonda le proprie radici nel folk psichedelico inglese degli anni ’70, nelle aperture melodiche dal sapore canterburiano, come anche nelle armonizzazioni beatlesiane, declinando il tutto con spiccata personalità e sguardo contemporaneo. You, Cloud e Neither A Moon ci danno subito la direzione concettuale dell’album, quella di sperimentale sulla forma canzone per trovare in ogni singolo pezzo il suo profondo respiro interno: brani composti in ottica progressiva, che si muovono tra malinconia e sviluppi poco canonici, con un gusto sognante che sa concedere sospensioni di grande effetto e un modo peculiare di lavorare con i differenti piani di tensione. Una musica dettagliata e sapientemente composta, dove finger picking ed elettronica sanno ritagliarsi il proprio spazio dandosi forza reciprocamente e i richiami lisergici da campi di fragole per sempre vengono filtrati attraverso un’elettronica raffinata che sa gestire la componente estatica in modo intelligente.
Il suono di Sum And Substraction è intimo e sempre maneggiato con cura, ibridando il contesto folk di volta in volta con soluzioni che danno una varietà espressiva notevole. Se Just To Take To Me richiama i fantasmi di Joanna Newsom, A Millionaire Tree ci stupisce per la sua intensa apertura corale e The Battle Of The Happy Claustorms On Two Strings è magnetica nei suoi incroci vocali e nelle giustapposizioni ritmiche. La sospensione dalla realtà della dolce e malinconica Rember The Future e gli arpeggi serrati di I’m Not A Place mettono ancora in luce tutta la capacità espressiva della Blank, che canta di fragilità esistenziali con il suo vibrato seducente e una bravura non comune nell’insinuarsi nelle pieghe degli arrangiamenti in modo sempre centrato, dando quel di più al discorso complessivo. E mentre The Fall lavora perspicacemente con i classicismi, è solo per poi stupirti di nuovo con il breve soffio di The Known che chiude trasfigurando amabilmente la vocalità in propagazione elettrostatica.
Un disco ben meditato che mostra una notevole capacità compositiva e una personalità conclamata di rara eleganza. Molto più di un inizio.