Andrew Bird – 18/05/09 Musicdrome (Milano)

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Un'ora e dieci per arrivare in città e tre quarti d'ora per trovare il posto, locale ex Transilvania (fortunatamente rinnovato nell'arredamento) col pavimento reso appiccicoso dal sudore accumulatosi durante i passati concerti metal. Acqua al vago sapore di birra venduta a 5 euro il bicchiere. Buona parte del pubblico che parla come Morgan. Ci manca solo salti fuori un rompicoglioni alla Dario Fo a sproloquiare, e il quadretto della "milanesità" sarebbe completo. Fortunatamente non capita, ma ciò non cambia di una virgola il mio odio per questa città; sarà che sono di provincia… Tuttavia stasera è una sera particolare, l'unica data italiana del tour europeo di Andrew Bird e si sopporta di buon grado qualsiasi prova.
Sale sul palco alle 22 precise, il nostro, solin soletto come sarà per tutta l'esibizione: senza scarpe, ma con le calze a righe, ciuffo che va per conto suo ed espressione divertita, pare di primo acchito una versione un po' meno sballata di Francesco Tricarico. Fortuna vuole che il chicagoano sia molto più presente dello squinternato vincitore di Sanremo: coi vari effetti che ha da gestire in questa serata di solitudine, il tutto si sarebbe risolto in un guazzabuglio indecente. Fa tutto lui, appunto: con l'aiuto di una loop station crea basi di violino, glockspiel, chitarra sui cui poi canta e suona in presa diretta. È sempre bello, in queste occasioni di francescana, forzata povertà, assistere alla ri-costruzione della canzone per strati, tanto più che il risultato è spesso diverso e nei casi migliori, più emozionante di quello del disco; questa è una di quelle volte. In realtà l'inizio non è dei più facili: dopo aver assistito alla "nascita" del tappeto sonoro, ci addentriamo in un lungo, spigoloso strumentale, col violino portato, fra pizzichi e colpi andrew_bird___________musicdrome________grandesulla cassa, ad esplorare tutta la gamma dei suoni disponibili e un finale animato da un diabolico aggeggio composto da due trombe da grammofono gemelle che, ruotando vorticosamente, creano particolari variazioni di suono. Un oggetto che non dovrebbe mancare nelle case di ogni buon appassionato, indispensabile per disturbare i vicini nel cuore della notte. Ma è giunto il momento delle canzoni, con i recenti Noble Beast e Armchair Apocrypha a monopolizzare la scaletta, lasciando comunque spazio anche a qualche pezzo più vecchio. Sfilano così Dark Matter, Oh No, Effigy, Tenousness, con Bird che prima e dopo ogni canzone scambia battute col pubblico, gigioneggia, presenta i pezzi. I brani, pur trasfigurati dalla situazione live, non si discostano troppo dalle atmosfere rock raffinate e quasi cameristiche che ascoltiamo su disco, emergono solo alcune piacevoli ruvidità e piccole variazioni, come una Fitz And The Dizzyspell leggermente accelerata, o intro strumentali forzosamente allungate dal gioco di composizione live del tappeto sonoro, specie quando il musicista, chissà se "ci è o ci fa", stecca nel campionare gli strumenti e dopo uno "shit" e un mezzo sorriso, riparte da capo.
Sarà forse questo approccio leggero, oltre alle canzoni, praticamente tutte belle anche in questa particolare veste, ma l'ora e mezza di concerto, prolungata dalla sola Weather Systems come bis, trascorre in un attimo. Poi riprende le scarpe, si carica in spalla la scimmia di pezza che ha osservato dalle retrovie tutto il concerto e sparisce dietro le quinte. Ripasserà in Italia, ha detto: ci saremo. Ma ora, via da Milano, in fretta.

Foto di Francesca Fiorini
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