?Alos/Xabier Iriondo – Endimione (Brigadisco, 2012)

Il sodalizio fra Stefania Pedretti/?Alos e Xabier Iriondo, che avevamo sperimentato con il 7” su Tarzan Records, esordisce sulla lunga distanza (ma si arriva a stento alla mezz’ora) con un LP ispirato agli oscuri Madrigali di Artaud, opera di cui nulla mi è riuscito di scoprire, se non la data di pubblicazione, il 1921, e la casa editrice, l’immancabile  Gallimard. Più precisamente si tratta di strofe estrapolate e talvolta rimontate, in una sorta di remix dei testi originali.
Degli otto episodi, tutti tranne l’ultimo sono intitolati a personaggi della cultura francese del tempo, attrici, registi, critici; gente che, immagino, avrà incrociato le traiettorie dell’eccentrico artista, ma anche là dove i testi siano intelleggibili, non mi riesce di trovare un nesso fra titoli e parole. Brancolando nel buio per quel che rigaurda le questioni testuali, rivolgiamoci alla musica. É forse più facile immaginarsi questi brani interpretati dal vivo che non ascoltati su disco, ma il vinile conserva bene l’approccio fortemente teatrale dell’opera e, più di altre volte, ci sembra di vedere ?Alos che si contorce o sta in quiete, a seconda degli impulsi trasmessi dalle composizione, rese, mi ero scordato di precisarlo, in italiano. In realtà Stefania non rinuncia quasi mai al suo peculiare stile vocale, per cui i testi sono difficilmente comprensibili (ammesso che tutti i vocalizzi corrispondano a delle parole), se non nelle parti recitate, per cui, pur basandosi l’opera su materiale letterario, la comunicazione resta prevalentemente non verbale. A tanto espressionismo vocale fa da complemento (e talvolta da contraltare) Iriondo, che si concentra sulle chitarre, o comunque sugli strumenti a corde, svariando dai fuzz grassi che ormai sono il suo marchio di fabbrica, a passaggi più sferraglianti e noise ad altri più puliti e minimali, ricorrendo, quando è il caso, a un po’ di elettronica o agli immancabili 78 giri, altra stilema caratterizzante del nostro. Varia così anche il genere delle canzoni: avant blues in Simone Dulac, noise per Georges Gabory, free in Charles Dullin ma le categorie lasciano il tempo che trovano e il tutto è filtrato da uno spirito weird, sebbene piuttosto elegante: uno dei tanti contrasti di cui vive l’album. Endimione è un disco senza trascendenza, in cui tutto è in primo piano, crudo e brutale, direi quasi carnale, seppur di una carne marcescente, corrotta. Non proprio per tutti i palati, come buona parte della discografia di questi artisti, va forse visto come parte di un disegno più ampio, che è quello della collaborazione fra due spiriti affini che, si spera, avrà anche uno sbocco live. E chissà che, nel proseguio del sodalizio, ?Alos non trovi la voglia di cimentarsi con la melodia: i tempi sembrano maturi.

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