Airportman – David (Lizard, 2014)

Airportman

Atmosfere di cupo minimalismo accompagnano David, concept degli Airportman legato al tema della morte, in particolare alla storia di un suidicio. Questo progetto di lungo corso si abbandona per questa nuova uscita a linee spettrali di pianoforte e chitarra slegate tra loro, suonate in tempi diversi e in totale solitudine dai membri della band di Cuneo. Quello a cui assistiamo sembra l’ultima esalazione, l’ultimo sussurro strumentale di un corpo ancora caldo prima del rigor mortis.
Questa premessa è doverosa, anche per contestualizzare un album che già alla seconda traccia non sembra avere grandi possibilità di poter entrare nei nostri ascolti ripetuti. Anzi, a dirla tutta un suono opprimente e monocorde sfinisce prima di arrivare alla fine. Un album in cui non c’è traccia di una  linea melodica ma in cui la melodia sembra comunque fare capolino senza manifestarsi mai, da premiare in questo senso un sapiente mix che dà una buona fluidità ai suoni al lavoro. Anche l’artwork e i testi del packaging aiutano a dare una ulteriore chiave di  lettura a questa operazione: singole individualità che si fondono in un magma testuale e sonoro. Evitate assolutamente di inserire nel lettore David prima di dedicare qualche istante di attenzione allo spirito e all’intento che muove tutto il lavoro. Anche solo in segno di rispetto. Detto questo non posso negare che, se mi ha colpito – oltre l’argomento trattato – il “come” è stato concepito questo album, non trovo nella musica (ed è la ciccia di tutto) una vena di ricerca e sperimentazione altrettanto in grado di reggere il passo per tutti i suoi 40 lunghissimi minuti.