Aedi – Ha Ta Ka Pa (Gusstaff, 2013)

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Secondo lavoro fresco di stampa per i connazionali Aedi (forse plurale di Aedo? sapete…i cantanti-compositori greci…). Maceratesi di origine, con qualche parentela brooklyniana o almeno bristoliana per quel che mi riguarda, la (autodefinitasi) punk band percorre sentieri che paiono più spirituali ed eterei – Prayer Of Wind -, battuti, in primis, da una voce notevolmente bella ed incisiva che appartiene a Celeste Carboni (che nel disco si occupa, tra l’altro, di piano, clarinetto e farfisa…chapeau!) e guida il resto della musica che forma Ha Ta Ka Pa come se fosse una sorta di pifferaio magico. Atmosfere evocative che richiamano le capacità carismatiche di Kate BushTomasz – e la ossimorica forte arrendevolezza di Beth Orton con incursioni a chitarre spianate che sembrano appartenere ad altro – The Sound Of Death, Yaca e, sopra a tutte, la incantevole Idea -. E’ vero, non di rado l’anima punk salta fuori. E all’improvviso, a segnare ulteriormente la poliedricità dei nostri tra un giro sottolineato da un organo e un acuto che non saprei se definire angelico o oscuro – Animale, Nero, Rabbit On The Road – o tra una traccia che sembra creata dopo uno studio attento delle produzioni più glam di Brian Eno e roba delle RunawaysFohn – . Tengo per ora l’informazione (mica da niente) che svela quale produttore della presente impresa Alexander Hacke (Einsturzende Neubauten), a chiarire la vena, non dico industrial, ma sicuramente dark, che permea il disco. Un bel disco. E, visti i commenti entusiasti tra stampa specializzata e web che i cinque raccolgono sulle loro performance live, non si vede l’ora di poterli incrociare ‘in azione’.