Adriano Zanni – Disappearing (Boring Machines, 2017)

Arriva l’annunciato e atteso album di Adriano Zanni e – sorpresa! – non è come ce lo aspettavamo. Della recente uscita su nastro Soundtrack For Falling Trees avevamo scritto che seguiva un ”percorso laterale rispetto a quanto ascoltato sul singolo (Falling Apart, n.d.r.) e – si presume – ascolteremo sull’LP”, ma presumevamo male perché Disappearing si discosta da entrambe le uscite precedenti; alcuni legami si mantengono saldi – in particolare la scelta dei suoni e l’utilizzo di field recordings e voci – ma è il mood ad essere completamente differente. Poche volte come in questo caso il titolo di un disco è superfluo: nelle cinque composizioni il senso dello scomparire è evidente, non necessita di spiegazioni, ma si esprime con uno stile lontano da quell’ambient etereo e indefinito che, visto il tema, ci si aspetterebbe. In Disappearing nulla ha a che fare con l’abbandonarsi: troppo taglienti i suoni, troppo concreti i field recordings, troppo definite le strutture dei brani per permettercelo, dobbiamo invece comprendere le nuove forme e conformacivisi, solo così potremo raggiungere lo scopo prefissato. Già nell’iniziale Dreams And Falling Trees le voci femminili ci parlano in un modo che fatichiamo a decifrare, sezionate come sono da suoni stridenti e freddi come il ghiaccio: ci troviamo in territori liminari e il riuscire a capirere l’invito fattoci da una voce maschile nella successiva About The End, Without Beginning ci conferma che siamo passati oltre; i battiti industriali e quasi marziali e le frequenze stridenti ci sono reali ma ci appaiono lontani, non ci possono più ferire. Meditiamo così fra i droni e il battito cardio-metronomico di What Is Left e laviamo le ultime scorie nella confusione di rumore e melodie nascoste di In The Distance: con Disappearing (The Last Trip) il percorso finisce e ci chiudiamo la porta alle spalle. Tutto è compiuto. Ci siamo ancora – l’attivismo raccontato dai field recordings ce lo conferma – ma in forma diversa. Per Zanni lo scomparire sembra essere un processo e la sparizione una disciplina quasi zen che non c’entra nulla, lo ribadiamo, con l’abbandonarsi; è piuttosto un fondersi con l’ambiente in una totale e cosciente adesione. In questo senso scomparire alla vista (all’udito?) vuol dire affacciarsi su nuovi orizzonti.