AA. VV. – Brigadisco 4 – Capropoli (Brigadisco, 2012)

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Le compilation della Brigadisco si preoccupano, di anno in anno, di fornire una panoramica sui gruppi che transitano dalle parti di Itri, nelle varie sedi in cui l’etichetta e la Cineteca Atomica del Garigliano organizzano le serate. E dato che da quelle parti passano quasi tutti, queste raccolte finiscono per rappresentare un po’ lo stato dell’arte della scena indipendente italiana, o come accidenti volete chiamarla.
Anche in questo quarto capitolo, il primo di cui ci occupiamo, tutti i brani sono inediti, riarrangiati o comunque in versione mai pubblicata prima d’ora. Buona parte degli artisti li conosciamo, per averli già ospitati su queste pagine (Cannibal Movie, Ronin, Luca VenitucciJunkfood, Luther Blissett, Above The Tree) e, trattandosi di sostanziali conferme, ci attardiamo solo il tempo di segnalare un ottimo e molto soulfoul inedito di Bemydelay, Reliever. Vale invece la pena concentrarsi sui nomi meno noti, alla ricerca di qualche bella sorpresa, che troviamo subito con il surf  desertico e morriconiano degli Ava Kant e nel math che odora un po’ di Nomeansno degli Smegma Trio. È questo genere, con le varie derivazioni, quello più praticato fra le diciotto tracce, raramente in maniera indimenticabile. Sul versante folk, anche questo molto battuto, ma con migliori risultati, spicca il toccante brano di Gispy Rufina, che mi ha richiamato alla mente l’America magistralmente reinterpretata dagli storici Howth Castle. C’è spazio anche per i suoni meno etichettabili, come quelli mesmerizzati prodotti dal trombone di Davide Piersanti, fra il Miles Davis di Bitches Brew e i Throbbing Gristle di Heathen Earth o l’eccellente improvvisazione a quattro fra Jack Wright (sassofono), Luca Tilli (violoncello), Fabrizio Spera (batteria), Luca Venitucci (fisarmonica), musica concreta che con crescendo drammatici si concretizza un strutture più canonicamente jazz, per poi tornare a sbriciolarsi in mille suoni.
Come sempre in questi casi l’eterogeneità è un’arma a doppio taglio, che accontenta un po’ tutti ma inevitabilmente rende la fruizione poco fluida. È tuttavia un difetto, per così dire, strutturale, superabile armandosi di curiosità e un briciolo di apertura mentale: di stimoli qui centro ce ne sono più che a sufficienza.