Mogwai - Ten Rapid (Rock Action, 1997)

Questo disco ha come sottotitolo "collected recordings 1996-1997", infatti si tratta di una raccolta di singoli molto esauriente, dato che esclude solo i demo per Melody Maker ed una b-side, includendo invece tutte le composizioni che hanno fatto sì che la stampa inglese li facesse diventare uno dei gruppi del momento, e, ad essere sinceri, dato che gli anni passati interessava solo la lotta Blur-Oasis, la situazione è senz'altro migliorata, infatti i Mogwai si presentano già dalla prima canzone, Summer, come molto interessanti. Questo pezzo è strutturato secondo la formula ricorrente nelle canzoni della band, inizio quieto con suoni limpidi e improvvisa scossa tellurica a base di feedback, uno schema spesso abusato, ma che in questo disco ha un effetto riuscito, anche grazie all'emozione che trasuda dai pezzi. Il brano più riuscito è senz'altro Ithica 27 Ø 9, due minuti nei quali dopo poco esplode una furia devastante, sotto forma di una distorsione che saturerà il vostro stereo, mostrandovi tutte le bande dell'equalizzatore al massimo e facendo definitivamente impazzire i vicini di casa. Nei momenti più morbidi, i Mogwai hanno una soavità che mi fa venire in mente i Tortoise più quieti, come ad esempio in A Place For Parks, in cui le dolci melodie sono accompagnate da parlato in sottofondo: gli inserti vocali nel disco sono quasi tutti di tipo recitativo (spesso sembrano essere pezzi di conversazioni in studio). Nel complesso è un disco notevole, anche se non ha nulla di profondamente originale, ma è percorso da una intensità e da una fisicità a tratti trattenuta (ma esplosiva nelle esibizioni dal vivo) tale da far ascoltare con partecipazione tutto il lavoro.


"Collected Recordings 1996-1997" recita il sottotitolo del CD; il primissimo lavoro dei Mogwai è infatti una raccolta di singoli usciti in precedenza, per un totale di 9 brani che rendono bene l'idea dello stile musicale adottato dalla band scozzese: massima quiete ed estremo rumore; lentezza, pacatezza e tranquillità, impeto e sfogo; elaborate ma istintive sperimentazioni sonore che sembrano nascere da una condizione di profonda tristezza e repressione, ed esprimono pertanto tutta la dolcezza e la sensibilità, ma anche tutta la rabbia nascosta in fondo all'anima. Inquietante e stimolante, l'iniziale, programmatica Summer pare proporsi come un'eccezionale, inusitata Tubular Bells noise-rock. Helicon 2 riprende le atmosfere più tipiche dei Bedhead, senza il cantato. Poche parole vengono pronunciate in Angels Versus Aliens, quasi una b-side dei Sonic Youth con l'aggiunta dei soliti campanellini a provocare stordimento. In altri casi la voce è un mormorio nascosto dal rumore in una atmosfera di trance, oppure - nella delicatissima Tuner - un dolce sussurro, memore di Codeine, Seam e dei già citati Bedhead. Intensa, ispirata e struggente senza bisogno alcuno di parole, Helicon 1 è senz'altro la traccia migliore della raccolta, post-rock in pieno stile Labradford che arriva a sposarsi alla perfezione con rumore e distorsione, grazie ad un'esplosione meravigliosa che prosegue in un crescendo di emozioni. Tra squarci di post-rock "atmosferico" ed improvvise quanto necessarie deflagrazioni di noise chitarristico, l'intero disco è pervaso da una evidente malinconia e la musica si esprime perciò in maniera lenta e sommessa, decadente, adatta ad essere ascoltata in momenti di totale solitudine e raccoglimento. È piuttosto chiaro quali siano i "genitori" di questi ragazzi, ma l'utilizzo del rumore assume qui metodi e finalità diverse, intendendo dipingere particolari stati d'animo piuttosto che descrivere situazioni. Va detto che si tratta per lo più di abbozzi di canzone che hanno ben poco della comune forma-canzone, anche se non sono improvised sessions, conservando una loro struttura, che però rimane in alcune occasioni volutamente approssimativa; questo non è certo un male, poiché rende i lavori suggestivi e coinvolgenti, ma talvolta lascia un po' disorientati. Alla fine, rimane una lieve, gradevole sensazione di amarezza, insieme alla consapevolezza dello stato di eterno mutamento dei generi e delle forme musicali. Questo è un nuovo, eccitante capitolo appena iniziato, questa è la nuova sensibilità del rock moderno, ora e sempre ingiustamente ignorato o trascurato.

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