Stephen Malkmus - S/T (Domino, 2001)

Manco il tempo di rimpiangere i Pavement che ti ritrovi la bella faccia da culo di Steve Malkmus in primo piano stile Uomo Vogue sulla copertina di un CD.
Lo compro (anzi, me lo faccio regalare), lo ascolto e mi sembra di avere a che fare con una sorta di sequel di Terror Twilight. E' esattamente come mi aspettavo che fosse: un po' di mediocrità e qualche sprazzo notevole, nulla più.
Malkmus ha dichiarato che alcuni pezzi erano già stati scritti al tempo della lavorazione di Terror Twilight e probabilmente si riferiva a Phnatasies (il proseguimento ideale di Carrot Rope) e a Pink India che riparte da dove Speak, See, Remember aveva lasciato con una strizzatina d'occhio all'easy listening. The Hook e Discretion Grove non lasciano il segno, la prima perché è troppo banale, la seconda perché è un'emulazione fallita dei Guided By Voices. Jo Jo's Jacket fa battere i piedi e muovere la testa ma è soltanto un surrogato di Cut Your Hair. Non sono male invece Jenny & The Ess-Dog, con il suo intermezzo à la Rolling Stones, e Troubbble che sembra una outtake dei Weezer (a proposito, ma che fine hanno fatto?).
Per ultime ho tenuto le cose migliori: Church On A White e Trojan Curfew, due ballate che rievocano i fasti di Shady Lane e Stop Breathin, le uniche due canzoni dell'album che ascolto quando mi assale la nostalgia per i Pavement. Nostalgia a cui tra l'altro faccio fronte senza particolari problemi con i Grandaddy, la band che ha salvato l'indie rock americano ereditando lo scettro dei Pavement.
Da Malkmus ti aspetti quello che oggi ti puoi aspettare anche da un Lou Barlow o da un Robert Pollard.
L'epoca dei capolavori è finita, ora comincia quella dei dischi belli o meno belli.

Secondo me questa recensione è delirante.
Il disco "stephen malkmus" è probabilmente uno
dei migliori di sempre.
Johnnie

Non so come si faccia a scrivere certe cose...
Gran disco, seguito da pig libs che è un vero capolavoro
Frank Socis

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