Billy Mahonie - What Becomes Before (Southern/Wide, 2001)

Ormai è assodato. Molto del postrock più promettente non solo si è avvicinato al prog, ma lo ha superato per certi versi. Il postrock è, sin dall'inzio, stato il gioco di mischiare l'inaspettabile. Dall'elettronica più avant, alla contemporanea, dalla fusion allo stesso prog. E poi tutto veniva/viene rimescolato ancora e ancora e ancora su se stesso. Il gioco dura tuttora e ottimi dischi riescono ancora ad uscire qui e là. Pausa. Ci torniamo dopo. I Billy Mahonie sono una band che dal vivo ha sempre regalato i suoi momenti migliori. Dove le trame di postpoprock della chitarra e dei due bassi meglio si avvolgevano e si dipanavano. Dove le parti più spinte del set, e più dilatate, si facevano notare per la cerebralità e per la spinta. E qui spunta il nuovo disco. Questo nuovo disco. I Billy Mahonie sono riusciti a convogliare quelle energie in lunghe suite strumentali dove a piccole partiture più free e a momenti più schiettamente scritti fanno seguito movimenti quasi stoner, con puntate di heavy-psichedelia non da poco. Forse certe scelte di arrangiamento privilegiano un po' troppo alcuni riferimenti anche eccessivamente poco attraenti che nulla tolgono a composizioni molto interessanti di per sè. La ruvidezza del suono live è ancora ben presente. Peccato solo per certe cadute di gusto, certi assoli eccessivi, certe reiterazioni aggressive, certe sonorità pericolosamente lontane dall'orecchio dell'ascoltatore medio di postrock, che spesso viene dall'indie e non direttamente da certo heavy metal o dal prog. I Billy Mahonie sono proprio il ponte che potrebbe convertire a certe sonorità più affini anche alla linea editoriale di Sodapop personaggi storicamente avversi quali gli immarcescibili metallari che, tra un box degli Iron Maiden e uno dei Dream Theater, spesso si concedono il lusso di tentare le carte King Crimson o Motorhead (gruppi citati nella presentazione!!!). Non so quanto lo sforzo compositivo dei Billy Mahonie possa servire alla causa, certo è che a me il disco precedente piaceva almeno di una stella e rotte in più. Peccato, speriamo rinsaviscano, magari già dal vivo... La parola che meglio descrive questo album è eccessivo. Hanno veramente sforato. Troppo. Troppo. Troppo. E non basta il bozzetto acustico di False Calm a ripagare del disco, brano il cui titolo dice già tutto... Nè tantomeno quello di I, Heston. Un deciso passo falso.

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