Juno - A Future Lived In Past Tense (De Soto/Wide, 2001)

Non ci troviamo davanti ad un disco qualunque, A Future Lived In Past Tense già dal titolo preannuncia obiettivi ambiziosi: Arlie Cartens, chitarrista/cantante che si occupa dei testi ha dichiarato: "This album is about how the events of their past define who they are in the present and what they may become (or fear becoming) in the future". Le storie e soprattutto le emozioni di questo disco parlano di come la vita scorra attraverso avvenimenti e persone, il tutto visto con gli occhi di chi si accorge del passare del tempo e di quanto cambi il proprio modo di rapportarsi con il mondo, non più ragazzino nè vecchio: in una parola adulto, con tutto ciò che ne segue. Disco monumentale anche per dimensioni, A Future Lived In Past Tense porta un certo tipo di sonorità emotive ad un passo successivo, che temo in pochi sapranno fare (e con questi risultati): la maturazione; a conferma di ciò, nel disco suonano musicisti dentro al non-genere da tempo, come Nate Mendel, ex-Foo Fighters, Sunny Day Real Estate e Nick Harmer, di Death Cab For Cutie. Partendo da numi come Fugazi e Husker Du, Juno hanno composto un secondo disco incredibile: dieci canzoni superlative. Preceduto da A Thousand Motors Pressed Upon The Heart, una intro strumentale con un crescendo trascinante, il brano iniziale Covered With Hair è un vero anthem, tirato e massiccio, e comincia con una strofa epocale: "Jogging they said it may improve your mental health but happiness?". Un altro apice del disco è il pezzo seguente, When I Was In_____, che racconta una storia di dolori sentimentali, con un'apertura melodica splendida, prima accennata e poi deflagrante nel finale, dove le tre chitarre letteralmente esplodono. Dopo Help Is On The Way, dedicata al passare del tempo, la lenta The Trail Of Your Blood In The Snow fa riprendere fiato, regalandoci una magica atmosfera sospesa e sognante, una dichiarazione d'amore alla vita. Centro del disco è la seguente The French Letter, dove si discute del senso della vita e delle false sicurezze ("mistaking might for miracles"), con una fase finale del pezzo tesa e intensa, partendo da un inizio mellifluo; Up Through The Night è uno strumentale capace di togliere il fiato, degno (dal punto di vista emotivo) del miglior Pajo, segue la lunga Things Gone And Things Still Here, dove Arlie racconta attraverso uno scambio di lettere la vita di una donna, con un sottofondo ambientale. Molte domande esistenziali ancora in We Slept In Rented Rooms, You Are The Beautiful Conductor Of This Orchestra, dagli spunti polemico-religiosi, e Killing It In A Quiet Way, con un suono di chitarra da brividi, prima dello spiazzante finale di I'm Sorry You're Having Trouble... Goodbye, dove questa frase è recitata da una voce in segreteria telefonica, lasciandoci ai nostri problemi...
Il secondo disco di Juno è musicalmente perfetto, con una produzione da urlo, testi pregnanti, ad un passo dal capolavoro.



Innanzitutto: dall'artwork capisco già che il disco mi piacerà. Jason Farrel (Bluetip, "meccanico" di Dischord & affini) come al solito ha fatto del suo meglio per rendere la confezione un piccolo gioiello. Belle le foto e i testi. Ora veniamo alla musica: il precedente disco (This Is The Way It Goes And Goes And Goes) mi era piaciuto fino ad un certo punto. Ottime le idee e la tecnica, forse un po' troppo pesante e complesso per essere ascoltato tutto d'un fiato. Ora le premesse per questo secondo disco sono più o meno le stesse, ma il lavoro, chissà per quale motivo, riesco a digerirlo meglio, anche se devo ammettere che gli oltre settanta minuti di ascolto sono stati abbastanza "lunghi". Comunque, mi sdraio sul letto e mi metto all'ascolto di nuovo per cercare di scrivere questa recensione tanto rimandata perché con questo caldo non ho proprio voglia di mettermi davanti ad un computer (e tantomeno di uscire ed andare al mare... Che squallore, per chi mi avete preso?). L'intro strumentale è guidata da una divertente tastierina, seguita poi dall'Husker Du-sound di Covered With Hair (e spesso la voce di Arlie è proprio identica a quella di papà Mould).
Proprio Zen Arcade, per l'imponenza e la raffinatezza, la tecnica e l'atmosfera, torna alla mente all'ascolto del disco. The Trail Of Your Blood In The Snow è tranquillissima, quasi catartica, così come lo sono le seguenti The French Letter (probabilmente il pezzo migliore del disco), la strumentale Up Through The Night e la narrativa Things Gone And Things Still Here. Il post-hc cresce lentamente in We Slept In Rented Rooms (oserei dire quasi post-GYBE!...) e così via fino alla fine del disco, in un lento crescendo di melodie Fugazi/Jawboxiane e di chitarre distorte. La traccia dodici come il titolo suggerisce è puro silenzio, mentre con la tredicesima ed ultima ci salutano dicendo "mi dispiace che tu abbia dei problemi...addio...". Frase che in ogni momento potrebbe tornare comoda per liquidare qualcuno, ma che mi fa molto pen(s)are. All'inizio ero sicuro che avrei dato cinque stelle al disco, adesso, dopo oltre un'ora di ascolto, un po' scosso e leggermente stanco, scendo a quattro, visto che non mi permetterei di consigliare questo capolavoro proprio a tutti. Non perché non sia stupendo, anzi, ma è anche abbastanza stancante.

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