Jumpin' Cherries - Casi Incomprensibili (Microsolco, 1998)

Recensione senz'altro positiva per gli spezzini Jumpin' Cherries, band nostrana di notevole spessore, sia dal punto di vista delle liriche che del sound, una miscela di suoni provenienti dalle migliori cose del panorama indie americano: il tutto assume una forma che pur lasciando riconoscere esplicitamente fonti di ispirazione ingombranti (Sonic Youth, CPI, il lo-fi, la scena post di Chicago), riesce a creare canzoni con una forma complessiva originale e molto accattivante. L'estetica del disco è molto riuscita, le immagini in stile anni sessanta del booklet sono di Franco Matticchio e il design di Giacomo Spazio, un nome noto e affermato che ha firmato copertine per i migliori gruppi italiani; oltre alla forma anche la sostanza è di qualità: pezzi come Tracce e Considerazioni Sull'Urbanistica si basano su una ritmica e una melodia davvero invidiabili: su tutto un testo declamato in stile Massimo Volume che non scade mai nella banalità, pur toccando argomenti pesanti e allo stesso tempo delicati. Preferisco notevolmente i brani cantati, nei quali la somiglianza col già citato gruppo nostrano sparisce, lasciando maggiore spazio alla capacità compositiva dei Jumpin' Cherries, che se la cavano bene in pezzi come Delle Mie Colpe e Diatriba e ottimamente in Un Buco In Testa e Traccia Fantasma. Quest'ultimo brano conclude il disco ed è diviso in due parti, una canzone stupenda di una manciata di minuti che potrebbe essere stata scritta benissimo da qualcuno del giro Matador Records, dove si racconta di una vita percorsa come un viaggio in treno; segue dopo un numero imprecisato di canonici minuti di silenzio uno strumentale che lascia a bocca aperta, nessuno tranne forse i Giardini Di Mirò in Italia riesce a scrivere pezzi senza cantato di tale intensità.
Aspettiamo presto buone nuove dai Jumpin' Cherries, certo è che meglio di così non potevano cominciare: un ottimo disco e ampi margini per migliorare.

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Jumpin' Cherries - L'Agnese Va A Morire (Cane Andaluso, 2001)

Dopo qualche intoppo di natura organizzativa, i Jumpin' Cherries escono con il loro secondo disco, dedicato alla memoria dei partigiani. Inspiegabilmente lasciati in disparte rispetto a nomi italici maggiormente chiaccherati, gli spezzini meritano molta attenzione, sia per le loro musiche che per i loro testi. Le liriche in italiano continuano a ricordare a tratti i Massimo Volume, soprattutto perché sono spesso sussurrate, molto curate, ed hanno il grande pregio di non essere per nulla invadenti rispetto alle musiche, cosa che purtroppo rovina spesso molti dischi nostrani; il lato che io preferisco in assoluto è però quello strumentale, dove la band ha fatto ulteriori progressi: gli intrecci delle due chitarre sono sempre molto riconoscibili, derivano sì dalla miglior scuola di Chicago, ma hanno un qualcosa di originale che mi permetterebbe di distinguerli tra mille. Un disco particolarmente riflessivo, che in alcuni tratti riesce a cullare l'ascoltatore con arpeggi favolosi. L'artwork di Giacomo Spazio è favoloso, un CD nero con booklet rosso quasi tutto vuoto (?!), ed al centro una foto anni cinquanta di un prete che benedice delle vespe (sempre meglio scocche e motori piuttosto che baionette). Da citare su tutti il pezzo finale dove, dopo un lungo strumentale, nella ghost track viene citato un pezzo del libro L'Agnese Va A Morire in un bel crescendo affogato in un vortice di chitarre, veramente toccante.
Speriamo a questo punto che per il prossimo episodio ci sia meno da aspettare...

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