Deerhoof

Impossibile

Seguire i Deerhoof è impossibile.
Tracciare una linea logica che colleghi le loro uscite è forse anche peggio.
La discografia forse non è sterminata ma inseguirli tra sette pollici su etichette sconosciute, collaborazioni, cambi di formazioni risulta prova ardua.
Ardua quanto ascoltare loro dischi per una giornata intera.
Il mal di testa è garantito.
Scoppietti, urletti, rumorini, accellerazioni, rullatone, melodie... tutto in un unico stop and go frantumato e frantumante.
E inutile è pensare di provare a chiedere delucidazioni a loro. Gli chiedi di Reveille, per me il loro capolavoro nonchè disco del 2002, e ti dicono che è già uscito un altro disco su un'altra etichetta e che, soprattutto il disco nuovo, Apple 'O, è in stampa.
La cosa più semplice è fare ordine nei dischi che abbiamo in casa, scandagliare tutta la rete e provare a buttare giù l'amaro calice rassegnanodci all'idea di divertirci fino alla morte per qualche ora.

Affermazioni

I Deerhoof sono una party band. Lo dice chi li ha visti dal vivo, sono esplosivi.
I Deerhoof fanno garage. Lo dice chi per garage intende Captain Beefheart.
I Deerhoof fanno postpunk. Lo dice chi li accomuna alla new wave americana degli artisti 5RueChristine (XiuXiu, Hella, Dilute...)
I Deerhoof fanno no wave. Lo dice chi ha sentito i dischi.
I Deerhoof fanno lofi. Lo dicono quelli per cui questo termine ha ancora un senso.
I Deerhoof sono dei bambini. Lo dice chi ha visto le loro foto, le loro grafiche.
I Deerhoof sono matti. Lo dicono tutti.

Consigliati se vi piacciono

Garage rock, Garage Blues, Pop, New Wave, No Wave, New Wave, Lo-Fi, Bedroom Pop, Electronica, Experimental.
Link Wray, DNA, Who, Blonde Redhead, Sonic Youth, Microphones, Captain Beefheart, Old Time Relijun, Dilute, Gorge Trio.

I Hear An Echo

Questa intervista con Greg Saunier, batterista e fondatore del gruppo, ha avuto una gestazione infinita. E' iniziata prima dell'uscita di
Reveille nei primi mesi del 2002. Dei Deerhoof si sapeva veramente poco. E anche ora non è facile ottenere informazioni sul loro conto chiare. Motivi tecnici la hanno spostata a fine 2002 con Reveille e Halfbird usciti e con Apple 'O in stampa. Da questo molti dei curiosi siparietti via email. Correggere o rifare l'intervista avrebbe probabilmente portato a perdere quella schiettezza presente nelle risposte di Greg. A costo di sembrare un idiota credo che così renda decisamente l'idea di cosa siano i Deerhoof.
Spiazzanti.

S: Nel suo essere una versione sperimentale del sound dei Blonde Redhead (magari risalendo proprio alle radici No Wave dei DNA di Arto Lindsay) il vostro disco Holdypaws è andato incontro a severe stroncature da parte dei critici dell'indierock. Ho trovato in rete molte recensioni che blaterano sul come e sul quanto li aveste disattesi per non aver offerto quelle canzoncine facili e semplici che la maggior parte dei gruppi inserisce nei secondi dischi. Il nuovo album, il difficile terzo, sarà dunque più luminoso o più sperimentale?
Greg Saunier: In realtà il nuovo album è il difficile quinto, perchè abbiamo già fatto il difficile terzo e poi il difficile quarto. No aspetta non sono stati difficili, sono stati divertenti! No aspetta, sono stati tristi.
S: Ci racconti delle idee su cui si basa?
GS: Di essere divertente e triste. In realtà è a proposito di quando muori e poi torni di nuovo in vita. Questo non è sperimentale vero?
S: Siete mai stati toccati dai critici negativi?
GS: Tutti i critici negativi sono stati toccati da noi, e ora sono critici positivi. Hai mai sentito il disco di Michael Bolton, My Secret Passion? Canta delle arie da opere italiane!
S: Avete usato qualcuno dei loro consigli nella registrazione del nuovo disco?
GS: No, non abbiamo messo in pratica alcun consiglio, anche perchè il loro consiglio era quello di smetterla di registrare dischi.
S: Cosa è successo tra il nuovo disco e il precedente?
GS: Beh, c'è stato il difficile terzo disco. Oh, e poi il difficile quarto. Il nostro chitarrista è andato a vivere in Alaska.
S: Nei vostri testi state ancora esplorando l'universo infantile o avete incominciato a scrivere argomenti emo-tivi nella speranza di cavalcare l'onda? :)
GS: Non ho idea di cosa tu stia parlando. Ti piacciono gli Starfuckers?
S: Avete fatto molti concerti per promuovere l'ultimo disco?
GS: Suoniamo sempre. Arriviamo in Italia a Febbraio! Vogliamo suonare con gli Starfuckers.
S: Avete già visitato l'Italia? Sono quasi sicuro che non l'abbiate fatto. O vi avrei persi!
GS: In realtà arriviamo in Italia a Febbraio! Vogliamo suonare con gli Starfuckers.
S: L'Italia sarà in scaletta per il vostro prossimo tour europeo, se ce ne sarà uno?
GS: In realtà arriviamo in Italia a Febbraio! Suoneremo con un sacco di ottimi gruppi italiani.
S: La gente vi segue incuriosita ai concerti? C'è interesse?
GS: Non lo chiamerei interesse. La gente ci AMA! Beh, non tutti...
S: Ho letto in giro e me lo ha confermato Phil Elvrum, Microphones (ora Mount Eerie) e ex batterista degli Old Time Relijun, che il pubblico viene ai vostri show perchè non siete il tipo di gruppo che arriva, scarica il van, suona il suo set, ricarica il van e via. Sembra che molte strane cose succedano sul palco. Hai voglia di parlarne?
GS: Penso che le persone che hai sentito ci hanno visto quando non avevamo un van. Di solito scarichiamo una piccola MACCHINA e suoniamo il nostro set. Ma poi qualcusa di strano succede sul palco...
S: In Italia il catalogo Kill Rock Stars non è molto famoso. O meglio, è qualcosa che la maggior parte della gente, più o meno vagamente connessa al giro alternativo, giurerebbe di conoscere canzone per canzone ma, di solito, sanno solo un paio di nomi. Credi che le cose cambieranno?
GS: Oh, le cose devono cambiare - il pubblico deve conoscere tutto delle Bikini Kings e degli Unwind e delle Sleeter-Kimsey. Giuro di conoscere la loro musica canzone per canzone!
S: Suonare di più in Europa non aiuterebbe di più a far conoscere i gruppi come il vostro qui?
GS: Se ha funzionato per Michael Bolton non vedo perchè non potrebbe funzionare per noi.
S: Quali sono, se ci sono, problemi nel venire a suonare qui?
GS: In realtà con chiunque io abbia parlato mi ha confermato che l'Italia è uno dei migliori posti dove andare a suonare, veramente.
S: In Italia c'è come un rinascere della cultura indierock, dopo anni di jazz r'n'r funk... Tutti hanno ricominciato a sentire e a fare le cose come erano negli anni in cui siamo cresciuti, fine '80, primi '90. C'è qualcosa di simile anche negli States?
GS: A dirla tutta in America siamo cresciuti nella metà degli anni '70.
S: Il grande ritorno di classici del postpunk, con ristampe, live e simili, quali i Mission Of Burma o i Wire ha qualche responsabilità nel rinnovato interesse nella scena New/No Wave?
GS: Il grande ritorno di chi? Non conosco quei gruppi. Ti piace Nino Rota? La colonna sonora di Casanova è incredibile!
S: Fate parte di qualche scena?
GS: Oh si. Si chiama Children Of The Hoof
S: Hai qualche nuova band americana da consigliarci?
GS: Xiu-Xiu!
S: Qual'è il punto di essere l'unica band che è al tempo stesso sia su Kill Rock Stars che su 5 Rue Christine?
GS: Il nostro nuovo disco sarà su Kill Rock Stars E su 5 Rue Christine E su Menlo Park, tutte al tempo stesso! Non c'è un motivo - non è importante.
S: Perchè allora è sottolineato sempre in tutte le vostre biografie?
GS: Perchè è così importante.
S: Se dovessi spiegare che tipo di musica suonate, vi metterei in mezzo ad una linea ideale che collega la parte più pop della produzione Skin Graft e i suoni del più classico IndieRock, in un punto non lontano da dove i padrini del postpunk che ho menzionato prima e i Devo stavano più di vent'anni fa. Mentre componevate il materiale per il nuovo disco vi siete sentiti come dei "vorrei essere una college radio star" o dei "cocchi dei critici", "vorrei vendere di più ai ragazzini e alle ragazzine" o a "35-40enni con la coda, che vivono in casa dei genitori giocando ancora a Dungeons&Dragon, alla ricerca di una qualche musica che infastidisca le orecchie delle proprie madri"?
GS: In realtà vorrei solo che piacesse a mia madre. In fin dei conti a mia madre piace. Sono felice.


The band, the sound, the records

Disclaimer: La discografia dei Deerhoof sembra infinita. Continuano a uscire presunte presenze ovunque e continuamente. Di molti brani piazzati qui e là su compilation, split o altro si è persa traccia. Tra questi c'è uno split con i Ja Lo Pez (fonte Supersphere) di cui in rete non si trova altra menzione. Come anche di altre compilation su ADR, Staked Plain e un'altra uscita, la #10, di Cool Beans su CD.


San Francisco Avant Boys

Cosa potranno mai combinare due ragazzi americani a metà anni novanta in quel di San Francisco? Ma cosa se non il più sincero e spiazzante rumoroso tributo al rock'n'roll che i loro strumenti possano concepire e permetter loro di fermare su nastro? I primi segni di Greg Saunier e Rob Fisk si vedono con i sette pollici su
Insignificant e sull'ancora richiestissimo primo Kill Rock Stars nel 1995. Kill Rock Stars ovvero la caverna di Olympia dove si nasconde la maggior parte della nuova ondata di rumorosi, caciarosi adepti del suono a metà tra la scena no-wave e il garage r'n'r più ignorante. Zero capacità tecniche e tanto amore per quella musica che ha in Link Wray e nell'Arto Lindsay dei DNA i suoi estremi. I numerosi gruppi, che prendono le mosse dal sound grezzo e più blues-oriented dei cataloghi Taang! o Simpathy For The Record Industry, incominciano a mischiare queste sonorità con melodie infantili e passaggi dovuti in parte all'inesperienza in parte agli echi, mai sopiti, di quella scena avant newyorchese che nelle pelli di Ikue Mori trovava il suo massimo momento di splendore caotico. Tra questi due picchi viaggia il carrozzone Deerhoof dagli inizi fino ad oggi, a otto anni dalla sua nascita. Come appena detto la Kill Rock Stars di metà anni novanta si accorge subito di loro e stabilisce quel legame di amore che porta ancora avanti in questi giorni, con l'uscita del più recente Apple 'O'. Un amore che non soffoca, un amore non privato e personale, un amore che lascia al duo la possibilità di disseminare semi della loro follia un po' ovunque. Sin dall'inizio l'elemento portante e più in evidenza è il drumming astruso, assurdo ma potentissimo di Greg. Una sorta di Keith Moon degli Who. Il riferimento agli inventori del rumore nonchè autori di My Generation, torna spesso specie in merito alla figura, preponderante ma assai variabile del chitarrista. Alla chitarra si alterneranno varie figure. In realtà tre fondamentali: il summenzionato Rob, e poi John Dieterich e Chris Cohen. Le successive prove vedono l'ingresso in formazione di Satomi Matsuzaki e contribuiscono a formare quello che è lo stile Deerhoof. La neo arrivata Satomi canta, squittisce, urla e suona il basso. Lo stile Deerhoof diventa, dunque, quell'essere fuori, quel dimostrare di non avere alcun controllo e, nonostante ciò, essere perfettamente in linea con la struttura della canzone pop perfetta che si evince dal doppio sette pollici su Menlo Park, l'altra etichetta che li appoggerà sempre, del 1996.

The Man, The King, The Girl

La vera prova del nove arriva nel 1997, quando il gruppo cristallizza sulla lunga durata quanto già fatto sentire nei vari sette pollici e nelle compilation. Le canzoni sono quasi tutte molto brevi. Greg ammetterà in un'intervista di non riuscire a ricordare le strutture dei pezzi. Da qui la necessità di brevità. Una bugia in quanto, in realtà, la forma canzone pop di pezzi quali Polly Bee, A-Town Test Site (le armi nucleari sono uno dei temi ricorrenti del gruppo, cosa vi ricorda il torsolo di mela nella copertina di
Apple 'O se non il fungo radioattivo?) emerge prepotentemente e non potrebbe reggere a più di tre minuti. Fermandosi a due, in media, non ci sono rischi di annoiare. Troviamo pezzi come The PickUp Bear dove la chitarra è solo feedback e la batteria è distorta in maniera a dir poco esagerata, nella miglior tradizione della nuova no-wave, la now-wave di una etichetta quale la Skin Graft di cui stupisce il fatto che non abbia mai incrociato la sua strada con quella del gruppo, molto probabilmente per motivi geografici, facendo capo a Chicago mentre la band gravita sulla costa opposta. Gli stop and noise di Sophie stanno a giocare senza paura contro colossi quali Boredoms o OOIOO. La frammentazione di Tiger Chain non fa che sottolineare le medesime derivazioni. Un disco che, a tutti gli effetti, pone gli esordienti Deerhoof nel calderone avant-noise anche se ancora non riesce ad esprimere appieno il proprio credo.

Come See The Duck

Il sette pollici dell'anno dopo sulla minuscola
Banano Records sposta di nuovo il tiro verso quel garage pestone rumoroso e ignorante di cui si faceva menzione precedentemente. Nella title track la voce di Satomi gioca sulla ripetitività e sull'onomatopeiticità della parola duck. La batteria di Greg sembra uscita da un disco dei Bassholes e la chitarra di Rob non è mai stata così garage.

Holdypaws

E' però con il successivo disco che il gruppo cerca di riordinare le cose. Per molti
Holdypaws è il disco che non ha funzionato. Già degli altri americani avevano preso il sound dei compianti DNA, lo avevano triturato nello sminuzzatore Sonic Youth e se ne erano usciti con un sound minimalisticamente e precisamente organizzato: i Blonde Redhead. La voce di Satomi e la miglior produzione del disco non possono non rimandare al gruppo dei gemelli Pace e di Kazu Makino. Siamo nel 1999 e i Blonde Redhead hanno già dato tutto quello che potevano dare dalla loro prima fase. I Deerhoof vengono liquidati come una loro versione infantile. L'ingresso in formazione di Kelly Goode alle tastiere non riesce a dare al disco quel qualcosa che evidentemente i critici, che lo stroncarono malamente, cercavano. Si era perso quel senso di dispersione. Quel senso di caos e casualità che caratterizzava il materiale precedente. Manca decisamente quel feeling di schiettezza derivata dal garage. Personalmente ho scoperto i Deerhoof con questo disco. Motivo per cui forse mi ci trovo più legato di quanto dovrei. Quello che mi colpì fu decisamente come riuscissero a controllare ciò che nei dischi Skin Graft era lasciato a se stesso. E' e rimane un disco pop. Brani come Satan con il suo testo da filastrocca idiota, The Moose's Daugther, Crow. Ma soprattutto è con il capolavoro Flower che il disco prende una piega insperata. Questo è POP. No-Pop? No-Wave Pop? Now-Wave Pop? Se i precursori della New York fine '70 avessero potuto sperare che le loro teorie potessero essere così accessibili chissà come sarebbe andata a finire.

Halfbird

Le uscite si continuano a susseguire ma abbiamo dovuto attendere fino all'anno scorso, il 2002, per vedere il ritorno sulla lunga distanza con del materiale nuovo del gruppo. Nuove canzoni si. Ma non solo. Nuova formazione! In realtà ci sono alcuni fatti da tenere presenti. Il primo è che Rob Fisk abbandona il gruppo. D'ora in poi comparirà soltanto come autore dei disegni e delle grafiche. E neanche sempre. Greg dice che Rob ora sta in Alaska. Di sicuro c'è che la grafica di
Apple 'O è sua. E' uscito anche un libro a suo nome. Grafica infantile, quasi delle incisioni, di favole, lo trovate su 5 Rue Christine. Kelly Goode esce anche lei, una defezione decisamente di minore importanza. Nel frattempo grazie soprattutto alla partecipazione alle compilation della Kill Rock Stars, cresce l'attenzione nei confronti del gruppo anche all'infuori degli Stati Uniti. E' del 2001 Koala Magic il disco live sull'australiana Dual Plover. Nel 2002, dunque, il ritorno su Menlo Park. Halfbird vede ormai un minimo contributo alle chitarre di Rob. Ma quello che stupisce è come la voce ritmata di Satomi e la batteria aritmica e emozionale di Greg si intreccino alla perfezione. Il disco è l'antipasto di quello che verrà poco più avanti. I brani incominciano a perdere nuovamente il filo di se stessi. I pezzi riscendono di durata. Dai tre/quattro minuti di Holdypaws a due. Nonostante ciò c'è una vena più pacata, mai rassegnata ma più sognante, una vena che riesce meglio nel suo raccontare fiabe incantate. Red Dragon nè è l'esempio calzante tanto quanto Half Rabbit Half Dog ne è l'eccezione col suo incedere garage. Non è un disco lento o moscio rispetto al resto della produzione. Ma l'alternanza di azioni reazioni che caratterizzerà i due album seguenti è qui decisamente prefigurata. Ma in questo disco è conservata una gemma. The Forty Fours ricorda la colonna sonora di Chasing Amy nella prima parte prima di esplodere in un finale da singalong e feedback. Tutto in un minuto e nove secondi. Un record. L'ultimo pensiero su questo disco lo affidiamo ad un brano che ottiene i favori del pubblico anche nelle sue numerose esecuzioni live: Queen Orca Wicca Wind.

Reveille

Greg sostiene che i Deerhoof siano qualcosa che ha a che fare con i sogni. Questo disco. ne è la prova. E' il disco che i Deerhoof hanno provato a fare per anni. La perfetta combinazione di stranezze, bambinerie, giochi, sciocchezze e arte. Quando la batteria di Greg inizia a spaccare su This Magnificent Bird Will Rise e il basso di Satomi, mai così presente e perfetto entra sai che sta per succedere qualcosa. Lo hai sognato. Tutte le sere da quando hai sentito Flower per la prima volta. E così ecco entrare, neanche fosse Pete Townshend, il signor Dieterich. John ha suonato nel Gorge Trio. Anzi suona nel Gorge Trio, dove svolge il lavoro sperimentale di astrazione che lo porta a fare quasi una tributo agli Who sognato e qui decostruito con la foga di una My Generation. La canzone pop perfetta? Se dovessi ribellarmi a qualcosa non vorrei altro che questa come colonna sonora. Tre minuti e mezzo. e poi Satomi continua con il suo cantare mai così dolce e perfettamente dosato in opposizione ai numerosi interventi di scorie di suonini, tastierini, campioncini, giochini. Perfetti. Questo disco è perfetto. Se non si fosse capito è il mio disco preferito dei Deerhoof. Non saprei nenache che pezzo citare tanto sono magici. E tanto sono brevi. La batteria di Captain Beefheart e dei migliori Old Time Relijun. Mai come in questo disco la produzione è così presente. E' Jay Pellicci dei Dilute e la conoscenza del materiale elettronico e il suo dosarlo così a modo all'interno del disco è cruciale per trasformare questo album in un classico. E' decisamente il miglior trattamento che i Deerhoof abbiano mai ricevuto. Gli highlights del disco sono Our Angel's Ululu, The Eyebrighter Bugler, la già citata This Magnificent Bird Will Rise, Frenzied Handsome, Hello!.

Apple O'


Il live linkato vi mostra i Deerhoof già con John alla chitarra. Ma non fai in tempo a intervistarli a recuperare i loro dischi che ecco pronta la loro nuova fatica. Ce ne è abbastanza per implorare basta! Ancora non ci siamo riavuti dallo shock del precedente capolavoro che ecco arrivarci come una bomba, con un nuovo innesto, il chitarrista Chris Cohen, con un nuovo disco. Le sonorità sono le stesse del precedente. E' una seconda parte di
Reveille. Sono ormai andate disperse le tracce garage e il rumore da radiolina distorta dei primi dischi. Sono rimaste la naivete e la schiettezza anche se devo dire che ho trovato il disco un filo più dispersivo. C'è una sorta di maniera. Da Reveille si rimaneva scioccati come al risveglio di un sogno. Apple 'O e una colazione svogliata pensando a ciò che la giornata ha da offrirci. Il disco è, dunque, inferiore. Manca l'effetto sorpresa. L'utilizzo più spregiudicato di tecniche di campionamento rispetto al passato e la presenza della seconda chitarra non mi hanno lasciato quel gusto piacevole che mi aspettavo. Il disco è si bello ma non lo consiglierei come primo ascolto di avvicinamento al materiale del gruppo. E' altresì una delusione che rimane nelle sfere alte dei miei ascolti. E' un gran bel disco. Ma sono minori gli episodi che inserirei in un mixtape per una signorina. L'iniziale Dummy Discard A Heart è tra questi. L'Amour Stories pure. Quello che mi sembra latiti un po' sono le chitarre. Mi sembra che esca di più quel lato sopito di sperimentalismo del Gorge Trio.

Non solo Deerhoof

Dei Curtains fanno parte Greg e Chris insieme a Jamie Paterson (anche nei Barefoot con Satomi). Personalmente ho trovato la loro musica affine a gruppi come i Coctails di Chicago. Una specie di Jazz scordato, approssimativo. Come una sorta di Garage Jazz. Curiosi da vedere dal vivo. I THETEETHE sono Miya Zane Osaki e Steve Gigante dei Tiny Bird Mouths (e la prima anche bassista dei Chinkees skacore band su Asian Man di soli coreani di San Francisco) che si fanno accompagnare da Greg e da Aaron Russell degli Scallions e dei Cherry Blossoms. Hanno due dischi all'attivo. "Wave Off" del 2001 e "Shelle" del 2003. La provenienza dei rispettivi gruppi è ben presente. Un Indierock basato fortemente sulla chitarra che dove accelera parte in levare. Previa poi fermarsi e ripartire spezzettato e con melodie facili facili riconducibili ai Deerhoof stessi. Dei Natural Dreamers fanno parte, invece, Chris e John, i due attuali chitarristi e Jay Pellicci dei Dilute, nonchè produttore degli ultimi due dischi. Il risultato è, abbastanza prevedibilmente, un sound riconducibile al Gorge Trio di John misto con il Jazz. E' più pacato rispetto al gruppo principale ma comunque straniante.

Venir Voir Le Canard

Il sito ufficiale dei Deerhoof

I siti delle etichette che hanno pubblicato materiale dei Deerhoof:
Il sito dove scaricare gratis brani, rari e non, dei Deerhoof

Interviste:

Live
Progetti Paralleli:

This Magnificent Bird Will Rise

Un sentito ringraziamento a Maggie Vail alla Kill Rock Stars per la pazienza, a Greg per la doppia pazienza e a Marisa alla Blueghost. La foto del periodo Holdypaws e tratta da Supersphere, quella del titolo e quella di Satomi dal loro sito ufficiale; quella di Greg,infine, è del 1999 ed è stata scattata da Sharon Cheslow, il copyright è suo.
Concludendo posso ammettere che i Deerhoof siano uno dei gruppi che più ho apprezzato ultimamente. Il loro ascolto è un piacere e la crescente attenzione anche da noi, dovuta principalmente al recente tour europeo e alle numerose uscite di altissima qualità degli ultimi due anni, non possono che farmi felice. Speriamo solo che la pressione che di solito accompagna l'attenzione dei media non ci rompa il giocattolo. E' uno dei miei preferiti.


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