Strunken White - Lighting A Dark North (Route Fourteen, 2000)
AA.VV. - Very Introspective, Actually (Dancing Ferret, 2001)
Mariposa - Portobello Illusioni (Le Pareti Sconnesse, 2000)
Parecchio influenzati da una band come i Polvo questi Strunken White, il tutto con l'aggiunta di alcune sonorità provenienti dall'hardcore: immaginatevi i momenti maggiormente movimentati della band di Chapel Hill mandati a memoria ed eseguiti con foga; tutto questo chiaramente potrebbe essere definito "emo" col senno di poi, ma allora non dovremmo dire lo stesso di una band chiaramente indie rock come i Superchunk? Il disco è stato registrato nel 1998 quando i ragazzi non avevano ancora la maggiore età: contando quindi che questo è un esordio e le conseguenti possibilità di muoversi in futuro verso una direzione più originale, ben vengano dischi come questo (amo i Polvo, si è capito?).
Altra mia grande passione, un po' fuori tema su Sodapop sono i Pet Shop Boys: il meglio dell'eletro pop anni '80 sicuramente: questa compilation è un tributo a loro, recando nel suo titolo ben tre dischi della band inglese, Very, Introspective e Actually. Cosa hanno di particolare i Pet Shop Boys? In realtà la loro continua ironia, l'introspezione ma soprattutto le melodie che in modo infernale vi rimangono piantate nella testa... Le quindici canzoni di questo tributo vi verranno in mente al primo attacco di tastiera, senza dubbio: naturalmente quasi tutte le band presenti fanno dell'elettropop di quegli anni il loro genere. Ma c'è anche chi dà una versione originale e sono i più interessanti, su tutti il dark wave di Nicole Blackman & John Van Eaton che trasfigurano West End Girls, David J con una gran bella versione di Being Boring acustica, il folk di Human Drama su This Must Be the Place I've Waited Years To Leave e la versione punk elettronica di Motormark, fenomenale.
Gli italiani Mariposa meritano attenzione, poiché cercano di mescolare una certa psichedelia anni sessanta con l'approccio cantatutorale più naif, alla Capossela, con tanto di pianoforte in evidenza. Il risultato è molto riuscito, brani sognanti come l'iniziale Nenia Diffusa, ma nel seguito il disco si perde un po', dato che il lato psichedelico e la parte cantautorale non si miscelano, ma restano come alternati, mai coesi; qualche caduta di tono nei testi, fondamentali nell'economia della loro musica non aiuta. Interessante esordio, se si proseguirà nella strada giusta...

AA.VV. - Karma Beats (Bar De Lune/Audioglobe, 2001)
Dreamland - Underwater (Uncle Buzz/Dogfingers, 2001)
Honey Barbara - I - 10 & W. Ave (Emigre, 2001)
Finalmente una compilation che sembra apparentemente fare parte della cosiddetta onda lounge, dove con questo nome si intende un ampio raggio di musiche che lascia sempre più Piero Umiliani e le colonne sonore degli anni sessanta per avvicinarsi addirittura alla house meno originale... Forse è perché questo disco spinge più il pedale sul lato etnico - ambientale, non cadendo nel pericolo del baratro new age: il layout pacchiano ma accattivante del doppio CD è accompagnato da una buona dose di musica coi fiocchi. Nomi molto interessanti a comporre due dischi a tema, joy e tranquillity, che riescono ad aiutarci a provare queste sensazioni, usufruendo di nomi come Craig Armstrong, Brian Eno, Nitin Singh, Gotan Project (un disco loro intero è una tortura, una canzone sola si lascia ascoltare), Richard Dorfmeister, Filla Brazilla, Dj Food, Air, FunDaMental, Thievery Corporation. Un numero niente male di stelline della musica elettonica, che rendono molto piacevole l'ascolto di queste due ore abbondanti di musica.
James Sidlo, chitarrista, suona in due band, con progetti differenti. La prima, Dreamland, si muove nei territori dell'ambient e dello space rock, purtroppo ha suoni a volte vicini al midi, tappeti di tastiere anni ottanta ed effetti fuori tempo massimo: l'atmosfera sembra quella di un film di fantascenza di quegli anni, ma se avete il pallino per certo Vangelis potrebbe piacervi, buon tappeto sonoro lo è di certo, nulla più. La seconda band, Honey Barbara, suona un certo rock in fluenzato dal progressive, lambendo a volte atmosfere simili agli ultimi Mercury Rev, anche per la voce (che già negli ultimi, deprecabili, Rev non è un granché... Ridateci Yerself Is Steam!); a volte un goccino di Velvet Underground, ma alla fine il disco, forse pure per i suoi settanta minuti e rotti, non riesce a decollare. Raggiunge le due stellette perché è accompagnato ad una splendida rivista di grafica, la stessa Emigre (www.emigre.com) che è anche etichetta: meraviglia, con tutte le prove dei font e molte sciccherie, meglio il layout che la musica, in questo caso!

Leaf - A Taste Of What's To Come (You And Whose Army, 2001)
Sadie And The Scrubblers - Positive (Dead Sister, 2001)
Mark Zonda - Feel The Blank (Studio Sonda, 2001)
Helgoland - Dust (Musique A' La Coque, 2001)
I Leaf sembrano inglesi, ma hanno registrato il loro disco a Milano, e in realtà sono israelo-anglo-italo-scozzesi, anche se dai nomi non si capisce... Un mini di cinque pezzi, un assaggio per quello che verrà, appunto. Per ora non pare un granché, con qualche richiamo agli Smashing Pumpinks e ad altri dischi in voga da metà novanta in poi; altro tallone i suoni limpidi di un bello studio anni ottanta, troppo leccato per quello che la band mi dà l'idea di voler suonare, o semplicemente per i miei gusti.
Sadie ha l'aids: così è scritto in copertina di questo singolo-CDR. Il titolo Positive non lascia dubbi, assieme ai testi che citano droghe e alcool, Sadie And The Scrubblers sono/giocano a fare i junkies. La musica? punk 'n roll elettronico registrato in un cesso, probabilmente: i primi Bis sotto l'effetto di droghe pesanti, direi...
Concept album fantascentifico per Mark Zonda, personaggio multimediale: musicista, webdesigner, grafico e disegnatore di manga. Dal punto di vista musicale siamo negli anni ottanta sia come suoni (quelle belle tastiere piatte in evidenza, la dinamica ridicola...) che come idee (qualche effetto sulla voce, un po' di elettronica, qualche rumorismo). Brano migliore: la ghost track, chitarra e voce, cantata con gli amici in italiano, pieno stile Morandi!
Dust: un assalto sonico free sfrenato che si trasforma prima in una canzoncina e poi in un giro di basso pulsante quasi dance e poi ancora in frammenti da colonna sonora anni cinquanta, ancora pianoforte... E molto altro, in tre minuti naturalmente! Dissociati e parecchio Helgoland, i tedeschi nel lato B di questo 7", dopo Groindl In F Major, una bella marcetta folk, ci propinano Rabbit Brand, un qualcosa al limite con la demenzialità... Dust da sola vale le tre stelle, però...

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