The Action Time - Versus The World (Southern, 2001)
Blinder - Calamity A Foot Behind (Solarmanite, 2001)
The Unfinished Sympathy - S/T (B-Core, 2001)
La mezz'ora più geniale del 2001. Puro 60's northern garage soul in salsa punk. Da ballare? Di più. Divertente, fresco e "rocking", come dicono gli anglofoni. Sono stati definiti come i "Tamla Motown Sex Pistols", "Shangri-Las meets the Dead Boys". Semplicemente incredibili. Cantato maschile e femminile (molto rrriot!), punkoso poi pop (Stay In The Car, con un fantastico hammond), casinaro e fuzzoso - passatemi il termine (Do You Believe In Rock And Roll?). Poi improvvisamente (Mods Vs. The Rockers) diventano un gruppo pop-inglese acustico, come potrebbero essere, chessò, i Gentle Waves alla Sarah records. Incredibilmente perfetto. Jon Spencer avrebbe voluto fare un disco così... Se la gioca per diventare ascolto dell'anno.
Non mi fa impazzire il disco dei Blinder, che registrano a casa Inner Ear Studio questo album di debutto. Indie-noisy-pop, fortemente di matrice post-hardcore che musicalmente non sarebbe malissimo, ma la voce di Megan proprio non mi piace: il suo modo di cantare è lirico ed allo stesso tempo noioso. Ho mal di testa e siamo appena alla prima traccia. I Junction erano un'altra cosa. Peccato, perché le grafiche non sono male. Basta, alla seconda traccia skippo.
Non lo direbbe nessuno, ma la Spagna ha degli ottimi gruppi (oltre che della gente simpatica). Un esempio sono questi Unfinished Sympathy (appunto...), nei quali suona il mio amico Eric Fuentes, col quale ho sfogato tutto il mio odio per la gente della sua città e lui molto gentilmente mi ha risollevato (in parte) il morale spedendomi questo bel disco. Undici canzoni, in pieno sound Jets To Brazil/Get Up Kids/Jimmy Eat World/Joshua (soprattutto, ma molto meglio), fresche e ben prodotte. I miei pezzi preferiti sono Albatross (introdotta da una drum-machine molto Take On Me), A Brand New Friend, un po' già sentita ma allo stesso tempo mi fa fare air-guitar mentre la sento, e Some Cool Reminder, emozionante e con un bel testo. Non poteva mancare un pezzo sulla Cherry Coke (anche se ci avevano già pensato i Karate e i Promise Ring), pop ed estiva, quasi commovente. Spero proprio che abbiano il successo che meriterebbero. Certo che se fossero americani sarebbe tutto più facile. Ma la B-Core ci sa fare e sono fiducioso...

Spokane - The Proud Graduates (Jag Jaguwar, 2001)
Havergal - Lungs For The Race (Secretly Canadian, 2001)
Saso - Warmed Up EP (Melted Snow, 2001)
Saso - Big Group Hug (Melted Snow, 2001)
Insieme a quello dei Low, uno dei dischi più tristi e di atmosfera che mi è capitato di ascoltare quest'anno. Spokane, progetto solista di Rick Alverson, già cantante dei Drunk, giunge ora al secondo disco, e colpisce nel segno. E' lento, tanto, in molti lo troveranno noioso, ma è commovente, se non altro per una traccia come la title track, piccola e fragile come un fiocco di neve. In giro la musica malinconica è veramente inflazionata, ce ne stiamo rendendo conto un po' tutti, ma questo piccolo dischetto, pur non essendo fondamentale, con i suoi controcori femminili, le sue chitarre acustiche, il violino ed il glockenspiel non può certo nuocere. Anzi, merita, eccome.
Ryan Murphy è un architetto residente in Austin,Texas, dove fa molto caldo. Dopo un paio di singoli ed un ottimo EP strumentale, ecco l'esordio su CD. Ed è un ottimo esempio di bedroom pop americano del 21esimo secolo. Drum machine, unità zip e un semplice campionatore, un microfono e molta fantasia per un prodotto che dopo tanti ascolti me lo fa avvicinare (e preferire) all'ultimo Arab Strap. Ma i termini di paragone potrebbero essere anche i Modest Mouse ultra-rallentati con la sensibiltà elettronica dei Piano Magic. Americano, si è detto, ma molto "europeo" nel feeling. Nel press release si cita Wenders, e non stento ad immaginarmi fotogrammi in bianco e nero ad accompagnare la sua musica, geometricamente (infatti è un architetto) emozionante e "toccante".
Poco meno di venti minuti per quello che si preannuncia come uno dei gioielli nascosti più brillanti tra le "produzioni minori" in ambito post-qualcosa. Il debutto di Saso (one-man band di Jim Lawler, da Dublino) consiste in quattro tracce più una intro delicatamente ed artigianalmente registrate in casa in presa diretta, semplicemente avvalendosi di una post-produzione a base di "copia e incolla" con ProTools e programmini del genere che a saperli usare fanno miracoli, eccome. I'll Be The Judge Of That e Lesson Learnt sono il risultato di un texture di tenui chitarre accompagnate dalla batteria registrata in salotto. Il tutto crea un suono talmente sotto-prodotto da risultare semplicemente perfetto. All My Life, dal canto suo, è il vero capolavoro: pianoforte, chitarre, voce (c'è chi dice che ricordi Sting...) a dipingere una trama musicale ideale per un ascolto post-mezzanotte. Aspetto l'album che uscirà tra breve.
Sicuramente qualcuno si lamenterà del fatto che mi sto tenendo troppo largo con i voti per questo numero, ma i dischi belli da recensire sono veramente tanti. E' il caso di Saso, che dopo il precedente EP recensito qui sopra, stupisce ulteriormente con quello che per quanto mi riguarda è il disco catalogabile sotto il cosidetto "post rock" più interessante dell'anno. Il suono si è evoluto ulteriormente, la produzione è meno low-fi e più accurata, nel complesso il lavoro acquisisce una concretezza ed una freschezza che, tanto per fare un esempio, i Mogwai hanno perso con Rock Action o i Tortoise con Standards (che sono comunque dei gran dischi). Big Group Hug è la colonna sonora ideale per una notte insonne passata a leggere un bel libro e, specialmente nella stagione che viene (l'inverno), per una passeggiata sotto la pioggia. Sarebbe veramente una soddisfazione vedere che questo disco sta riscuotendo il successo che si merita. Intanto, per farsi un'idea, consiglio a tutti di fare un salto sul sito dell'etichetta: un capolavoro di grafica.

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