The Spanish Amanda - Brave New Girl (Firestation Tower, 2001)
AA.VV. - The Sound Of Leamington Spa, Volume 1 (Firestation Tower, 2000)
Avocadoclub - Girls Use Deodorant These Days (Firestation Tower, 2001)
Holm - Music For Astronauts (Firestation Tower, 2001)
Un ibrido perfettamente bilanciato tra dance e indiepop quello dei britannici The Spanish Amanda. Mi vengono in mente gli Smiths (quanto li amo), i New Order ("elettronicamente" parlando), e i testi potrebbero essere dei Belle & Sebastian o di qualsiasi altro gruppo su Sarah/Shinkansen. Titoli come How Much Validation Does One Girl Need? oppure Getting Naked With Anaïs Nin (Delta Of Venus Mix) sono dei veri e propri gioiellini. Al primo ascolto li ho cestinati, forse per i suoni un po' troppo plasticosi per i miei gusti, ma devo ammettere che in queste giornate primaverili di sole e uccellini che cantano, sono proprio la cosa che ci vuole. Leggeri, malinconici e spensierati al punto giusto, si meriterebbero il successo che sicuramente non avranno. Da cercare.
Eccoci tornati una quindicina di anni fa in Inghilterra, quando il C86 (così si chiama il genere) e i Felt riscuotevano discreto successo e Smiths e Housemartins stavano passando il loro periodo d'oro, prima di sciogliersi. Il sottobosco di bands che popolavano il Regno Unito era impressionante. Tutte, o quasi, erano a loro modo originali e capaci di suonare. Questa compilation, realizzata in con una collaborazione tra Firestation Tower, Tweenet e Billberry è un documento di quel periodo. Ventuno pezzi per altrettante bands, registrati e pubblicati tra la fine degli anni '80 e gli inizi dei '90 soprattutto su singolo. Tra i nomi spiccano gli Aurbisons, con tanto di racconto da parte di uno di loro, Pooh Sticks (con un titolo: Indiepop Ain't Noise Pollution... niente di più vero...), Metro Trinità, Hepburns ecc. Se volete capire da che background sono nati Belle & Sebastian e derivati, questo dischetto è un'importante compendio. Il booklet è molto esauriente con storia, discografia e foto di ogni band...
Gli Avocadoclub suonano un elettropop di pregevole fattura, raffinato e divertente allo stesso tempo, niente di particolarmente entusiasmante ma non mi sento per niente di dire che è brutto. Starà nel mio stereo non per molto, ma è indubbiamente carino. Niente di più. Quattro pezzi molto leggeri e molto easy listening... ma sì tre stelle in fondo se le meritano, certo che un album non so se lo reggerei...
Holm è l'ideale per mettere qualcosa di nuovo nelle serate danzanti. Da Londra, i quattro pezzi del singolo passano leggeri come l'acqua minerale lasciando in bocca un piacevole gusto retrò dei magnifici anni '80. Tra White Town e Saint Etienne e la voce di Holm mi ricorda, soprattutto in Last Summer quella di un certo Morrisey, ma anche i Depeche Mode, non saprei che dire... Veramente carino. Degna di nota l'ottima cover di Dancing Queen degli Abba, qui in versione di ballata acustica, quasi irriconoscibile da quanto è stravolta. In fondo questi ultimi sono o non sono uno dei più grandi gruppi della storia?

Blanket - Nice (Hush, 2000)
Her Space Holiday - Home Is Where You Hang Yourself (Wichita, 2001)
Pylon - S/T (Subjugation, 2001)
I Blanket sono la band di Chad Crouch, ragazzo simpaticissimo, nonché titolare della grandiosa Hush, etichetta tanto sconosciuta quanto immensa per quanto riguarda la qualità delle produzioni. Appassionato di grafica, Chad mise su la label quasi per scherzo qualche anno fa con il solo aiuto del suo Mac e di un masterizzatore. Dopo poco tempo eccolo con un catalogo contenente alcune delle più rare gemme dell'intero panorama musicale americano. Questo disco è la conferma: un rock austico d'autore, fortemente influenzato dalla scuola inglese/scozzese (Drake o i Belle & Sebastian), ma anche da un qualche "post" accennato qua e là alla Joan Of Arc (anche se la voce di Chad è 100.000 volte meglio di quella del buon Kinsella) o Sea And The Cake. Pezzi classicamente acustici, altri bossanova (Bossa Rev, appunto, quasi Calexico), a piccoli capolavori poco poco spruzzati di jazz da camera, fino ad arrivare alla stupenda Cliche Lines, perfettamente pop, come pochi altri in giro sanno fare, primo tra i quali Elliott Smith. E chi adora quest'ultimo non potrà farsi scappare questo disco.
Veramente niente male Her Space Holiday. Me l'aspettavo carino ma niente di più, invece ho dovuto ricredermi e mi sono trovato a schiacciare play sul mio lettore ogni volta che questo disco finiva... Sarà che sono particolarmente triste in questo periodo, ma queste semplici melodie sono state una delle colonne sonore principali di queste giornate. Marc Bianchi fa tutto. Canta e suona, dalle chitarre a tutti i beatz e suonetti elettronici ormai caratteristici del sound degli HSH. Il passato punk si fa sentire nel minimalismo delle composizioni, ma sicuramente non nella dolcezza dei suoni che escono dalle casse: The Doctor And The DJ è uno di quei pezzi che metterei tanto nelle ormai famose "cassettine per fidanzatine", ma anche Through The Eyes Of A Child e molte altre canzoni non dispiaceranno a chi divora Arab Strap e affini. Occhio, che bisogna essere nel mood per poter "entrare" nel disco, altrimenti si rischia di annoiarsi a morte... Un disco da cercare e su cui puntare.
Questo disco è troppo bello per lasciarlo passare inosservato. Chiarisco: niente di eclatante, ma in ambito "emo" sono la cosa più fresca che mi è capitato di ascoltare ultimamente. I Pylon per una volta non vengono dagli States, ma sono inglesi al 100% e probabilmente questa lontananza anche geografica permette loro di risultare più che originali. Sebbene le influenze di bands come Jimmy Eat World o Promise Ring si sentano, spesso è il pop inglese e scozzese di Teenage Fanclub o Pastels a venire in mente. Magari è un'eresia quello che sto dicendo, ma mi sembra proprio così. In fondo tutto quello che una volta era un'evoluzione dell'hardcore, adesso non è nient'altro che un pop basato su melodie catchy e ritornelli orecchiabili. E in questo CD (mini? Solo sei pezzi...) le chitarre non sono neanche così distorte, come appunto quelle del buon vecchio Norman Blake. Vengono su dalle ceneri dei Chopper, dei quali ricordo ancora con piacere lo split con i Broccoli, che mi ha accompagnato per un'estate di un po' di anni fa... Piacerà veramente a tanti. Sei pezzi dove è addirittura impossibile trovere quello migliore. Bravi bravi bravi.

Silverbullit - Citizen Bird (Nons, 2001)
Ray Wonder - A New Kind Of Love (Nons, 2000)
Hell On Wheels - There Is A Generation Of Handiccapped People To Carry On (Nons, 2001)
Niente male questo Citizen Bird dei Silverbullit, che arrivano dalla Svezia come i compagni di etichetta Ray Wonder o Hell On Wheels. Il loro sound è molto singolare ed unisce il rock n' roll più classico a un'elettronica retrò (quella che può essere prodotta da un'Amiga 500, per intenderci...) e a ballate da cheek to cheek. Il tutto con una forte influenza Stooges. Peccato che la copertina è veramente una porcata. In questa dozzina di canzoni si va dal rock n' roll alla psichedelica, fino a momenti addirittura quasi "post", anche se la definizione mi rendo conto essere un po' forzata. Un pout-pourri forse un po' appesantito dall'ecletticità, ma non per questo disprezzabile. Basta saper scegliere i pezzi migliori all'interno del CD. Si fa ascoltare, senza stufare e senza esaltare. La sufficienza comunque se la guadagnano.
Copertina in pieno stile Nuggets per questo terzo album degli svedesi Ray Wonder. Niente di più azzeccato, visto che le influenze garage-beat (non quello incazzato o psichedelico) sono pesanti, anche se alla fine il risultato è un brit-pop ultra orecchiabile e ben suonato. Sono svedesi e amici dei Cardigans, infatti la bella Nina Persson duetta nel pezzo che conclude il disco (Lid). Il singolo We Got To Be Good With Each Other potrebbe spopolare nelle classifiche, se solo venisse supportato da un degno videoclip. A casa loro intanto è suonata in continuazione nelle più importanti college-radio e addirittura è la colonna sonora di uno spot televisivo. Pare che lo stesso Beck se ne sia innamorato. Break It Down è il mix perfetto di Kinks e Clash. Tastierine e pettinature a baschetto a stecca. Una sorta di International Noise Conspiracy più tranquilli e più pop. Da ballare dall'inizio alla fine. Complimenti.
Gli Hell On Wheels sono Svedesi, da Stoccolma; si formano nel '94 ad un party di capodanno. Dopo centinaia di concerti, sette demo e un EP su un'etichetta americana, uno split ed un altro singolo, giungono dopo tutta 'sta gavetta all'esordio sulla lunga distanza. Di aspettare ne è valsa la pena. Questi ventitrè pezzi sono freschi e ascoltabili come pochi altri in questo periodo: sono il frutto di un intero inverno passato in studio a cercare le sonorità e melodie giuste per sfornare un prodotto molto molto carino, senza strafare. Le influenze dichiarate sono i Pixies (e si sente), Magnetic Fields, Neutral Milk Hotel, Built To Spill ecc. Io ci metterei pure un po' di Pavement, e giuro che questo disco è qualcosa di cento volte meglio che il disco di Malkmus...

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Garrison - A Mile In Cold Water (Revelation, 2000)
Gameface - Always On (Revelation, 2001)
The Explosion - Steal This (Revelation, 2001)
Mmmmh, il mini era nettamente meglio, ma questo esordio dei simpatici Garrison non è affatto male, pur non inventando niente di nuovo nella scena emocore. Il bello dei ragazzi è che sono di difficile catalogazione: dai ritmi fugaziani passano tranquillamente a melodia alla Get Up Kids come potrebbero essere suonate da Gianni Morandi (Is That A Threat? mi sembra un po' quella che fa "il gaaatto con gli occhialii....me lo prendi papà?"). Tra l'altro secondo me hanno decisamente sbagliato il pezzo con cui aprire l'album, visto che la traccia numero uno è veramente orrenda, ma dalla due in poi ci stabiliamo su ottimi livelli, con leggerissimi cali di tono (noia) molto raramente. Consiglio di cercare tutto quello che hanno fatto (cioè un 7" su Espo ed un mini, appunto, sempre su Revelation...). Niente male.
Me li ricordo quando erano su Dr.Strange e facevano un tranquillo punk rock molto Green Day. Erano carini, ma niente di più. Da quattro/cinque uscite (sono in giro da tanto) si sono piano piano avvicinati ad un sound più complesso e emocore, guadagnando sicuramente punti e fans. Il loro è un punk rock molto da college-radio e specialmente in questo Always On mi fa venire in mente i Texas Is The Reason più pop e canticchiabili. Carino, da cassettine e da studiare per poter copiare i riff da mettere nelle canzoncine che suoniamo la domenica pomeriggio. Anyone Can Write A Song potrebbe essere un hit da MTV, tanto ormai il punk si ascolta pure al supermercato. Il più delle volte sono pezzi semplicissimi da tre accordi, ma intanto ce ne fossero di gruppi così!
Boston, Boston, Boston...dai Jerry's Kids agli SSD, Slapshot fino ai giorni nostri coi Dropkick Murphys, solo gruppi che spaccano. Chissà che cosa mettono nell'acqua? Sarà che sono tutti irlandesi? E allora perché gli U2 fanno schifo? Vabbé... Questo mini da cinque pezzi degli Explosion, appunto, spacca di brutto. Visti recentemente in tour con i Sick Of It All e autori di un paio di album su Jade Tree, nascono alcuni anni fa come progetto parallelo di Damian Genuardi, che ai tempi era negli In My Eyes e di un paio di amici. Il loro sound prende a piene mani dalla tradizione punk settatasettina di Clash, SLF e Buzzcocks, portandola ad un tiro più hardcore. Tutte le canzoni sono tirate al punto giusto, melodiche e da cantare col dito alzato. Mi è venuta voglia di ordinarmi anche gli altri dischi...

Decembers January - Adventures In Rothon (Aisle2, 2001)
Lightning Bolt - Ride The Skies (Load, 2001)
Reach The Sky - Friends, Lies And The End Of The World (Victory, 2001)
Earth Crisis - Last Of The Sane (Victory, 2001)
Fresco fresco di stampa mi arriva direttamente da Mike, il bassista della band, questo secondo lavoro per i D.J., da Neenah, Wisconsin. Dieci pezzi di indie-rock onestissimo e bello schizzato come piace a me, pieno di cambi di tempo e stacchetti distorto/pulito. Chi impazzisce per la miriade di bands emo-style alla Get Up Kids e simili dovrà assolutamente fare suo questo disco. Suonato e prodotto egregiamente, trova nella voce, in alcune parti molto molto Shudder To Think, la sua particolarità: al primo ascolto può embrare l'unica stonatura, ma alla fine, una volta assimilata, diventa una nota positiva, perché distingue la band da quella miriade di gruppi tutti uguali con la voce da tipico-adolescente-depresso americano. Se lavorassi in una college radio New Defense sarebbe la canzone che dedicherei ogni giorno alla mia (non)fidanzata, ma visto che al Borderline tutti vogliono i Korn, devo tenere questi gioiellini per me. Un buon disco, comunque.
Madonna mia che botta!! Basso e batteria (suonata da qualcuno molto vicino a dio) soltanto per questo secondo disco dei Lightning Bolt. Siamo sulle stesse coordinate musicali di bands come Ruins o Godheadsilo, ma in questo caso la componente noise è marcatissima. Pazzi, ma così pazzi da far sembrare gli Arab On Radar dei poppettari... Di solito queste cose "rumorose e scoordinate" non sono proprio la mia tazza di té, ma queste otto tracce trasudano follia e genialità da tutti i pori. Lo ascolto ogni mattina per svegliarmi, visto che il vicino ha smesso di rifare l'appartamento e ormai ero abituato alle martellate contro il muro delle nove. Questo disco è l'ideale per non farmi sentire la mancanza di quei simpatici operai che tanto ho odiato nelle settimane passate. Ma che casino fanno? Sono appena alla seconda traccia (Saint Jaques) e mi gira già la testa...probabilmente non arriverò alla fine del disco, ma sono contento così, visto che mi sta venendo voglia di tirare giù la casa a mazzate. Se qualcuno mi telefonasse in questo momento, mi prenderebbe o per pazzo, oppure penserebbe di aver chiamato un cantiere... Figata!
Al primo ascolto questo nuovo disco dei R.T.S. mi ha lasciato un po' perplesso: il loro mix di hardcore vecchia scuola aggressivo fortemente influenzato dal nuovo emo si è trasformato in una hardcore melodicissimo, tirato, ma un po' troppo pulitino per i miei gusti. Quindi ho messo il disco via sullo scaffale in attesa che mi tornasse la voglia di rimetterlo su. Fortunatamente dopo un po' di tempo è accaduto e dopo un po' che i pezzi mi sono entrati in testa, ho cominciato ad apprezzare il lavoro, che scorre via e si lascia ascoltare senza stupire particolarmente, e allo stesso tempo senza annoiare. Certo che i primi (mi sembra due) dischi erano tutta un'altra cosa, ma è giusto ogni tanto cambiare leggermente genere per mantenersi freschi, giusto?
Firestorm era indubbiamente un capolavoro. Più che discreti i primi dischi, poi gli E.C., paladini del vegan-straight edge più militante, hanno cominciato a "crossoverizzarsi" e a cominciare la parabola discendente per la quale ormai stanno passando in tanti... Questo nuovo CD è una raccolta di cover e pezzi inediti o rari. Per quanto riguarda le cover, i nostri risuonano vecchi classici di brani del passato, più o meno remoto, attualizzandoli in una discutibile ma devo ammettere a volte divertente e "curiosa" chiave metal-hc. Ecco l'elenco dei pezzi: Hell Awaits (Slayer), Wanton Song (Led Zeppelin, brrr...), City To City (DYS, primo gruppo di Dave Smalley, ora leader dei Down By Law), Children Of The Grave (figata: Black Sabbath!), Paint It Black (forse, incredibilmente, la più riuscita, fa sorridere, degli Stones), Holiday In Cambodia (Dead Kennedys, e ci mancherebbe...), Earth A.D. (Misfits), in più quattro rarità e inediti... Il disco purtroppo si riesce ad ascoltare una volta soltanto e si mette via, per questo il voto basso, ma tutte le mie lodi vanno alla produzione, veramente impressionante...

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