Bob Dylan - Love And Theft (Columbia/2001)

Di Bob Dylan c'é sempre bisogno: soprattutto per chi ha superato le 40 primavere! Della sua voglia mai dileguata di raccontare lunghe storie, dei suoi personaggi "archetipi", della sua voce arrochita e chioccia ormai da tempo. Non c'è scampo quando ti "aggancia" con le sue torride elucubrazioni che ormai straripano di vita vissuta "on the road" ad ogni minimo accento! Dopo il celebrato ed introspettivo Out of Mind ('97), dal suono sotterraneo ed avvolgente, Dylan pare voler riaffermare con Love And Theft il primato di un modo di far rock diretto ed aggressivo, avvalendosi di una band grintosa (Charlie Sexton e Larry Campbell alle chitarre) che asseconda come dio comanda il suo proverbiale, inarrestabile "stream of words". E così Lonesome Day Blues non può non parerci una nuova Leopard Skin Pill Box Hat, come Honest With Me una Highway 61 Revisited del 2000: si respirano insomma quegli aromi forti di blues elettrico che fecero di Blonde On Blonde e Highway 61 Revisited albums epocali. Cry A While mescola boogie e blues alla maniera dei vecchi Canned Heat. Ma anche il rockabilly di Summer Days, il Diddley-sound di Tweedle Dum dopo alcuni ascolti ti entrano sottopelle! Discorso a parte per Mississippi, ballata "circolare" memorabile, High Water, country paludoso ed infetto al cui fascino malato è impossibile rimanere immuni e Sugar Baby, sospesa e misterica: queste ultime due songs paiono prodotte da Daniel Lanois.
Ma Dylan non si cura qui di linearità ispirativa e se ne esce con Poor Boy, in perfetto Tom Waits-style, ed un paio di brani che sembrano "cozzare" con la sontuosa consistenza di quelli succitati: Moonlight e By & By, confortate da un background strumentale jazzato, ma nelle quali Bob fa il crooner con toni troppo melliflui: spero non diventi un vizio "senile"!

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